Il riscatto dalla droga diventa un video: boom social per Alessandro. «Voglio aiutare chi vive quello schifo»

I filmati di quando era "fatto" furono messi in rete senza rispetto per la sua fragilità. Ora sta bene, lavora, si è sposato e ha trasformato quelle immagini in un fenomeno

Martedì 17 Gennaio 2023 di Davide Tamiello
246mila visualizzazioni e 27mila like per il video postato su Tiktok da Alessandro Sangalli, 28enne mestrino

MESTRE - In quei video ha rivisto il suo passato. Le pagine che ripercorrevano i momenti della sua vita in cui era più fragile, immerso in un mondo fatto di dipendenza e solitudine, erano lì, in rete, alla mercé di tutti. Alessandro Sangalli, 28enne mestrino, ha chiesto più volte a quel sito di sedicenti giustizieri del decoro urbano di rimuovere i filmati in cui lui, al tempo poco più di uno scheletro di 50 chili, vagava confuso e intorpidito dal crack e dall’eroina. A quel punto, l’idea di ribattere trasformando quelle testimonianze in una storia di riscatto, la sua: ha montato i video raccontando chi era e cos’è diventato. Dalle felpe sporche e logore alla giacca e alla cravatta, dai bivacchi all’ex scuola abbandonata Monteverdi di Marghera al matrimonio e alla nuova casa con la moglie, Serena. «Non posso dimenticare chi sono stato: 8 anni vissuti per strada. Non posso rimuovere il dolore di una vita intera, non posso riavere la mia infanzia. Posso impegnarmi però giorno dopo giorno per poter dare al mio futuro figlio tutto ciò che non ho avuto». Il video, postato su Tiktok, è diventato virale: in pochi giorni ha registrato 246mila visualizzazioni e 27mila like. 


IL RACCONTO
«Non pensavo che piacesse così tanto, sono sorpreso - commenta Alessandro - spero solo possa essere utile a qualcuno». A vederlo oggi sembra quasi incredibile pensare a quello che era solo un paio d’anni fa. Occhi azzurri e sguardo timido, voce pacata, le mani quasi sempre a cercare quelle di Serena. «Sono nato a Bergamo, poi mi sono trasferito a Mestre con mia madre quando avevo solo pochi mesi. La mia infanzia è stata decisamente movimentata: cambiavamo casa spesso, lei non c’era mai e io ero da solo. Sempre in strada già da subito, sono finito presto in una comunità minorile a Campalto. Il giorno del mio 18. compleanno sono uscito per sempre di casa». Da lì, l’incontro con la droga. «Inizialmente vivevo al parco della Bissuola, poi sono passato in via Piave. Ho cominciato a farmi di eroina e di crack, non volevo aiuti, continuavo a peggiorare». Una dose dopo l’altra e Alessandro non può più farne a meno. «Volevo autodistruggermi.

Per procurarmi i soldi rubavo nei supermercati tonno e alcolici e andavo a rivenderli ai mercatini abusivi. Quello più famoso era quello di via Tasso. Riuscivo a fare anche 500 euro al giorno e li spendevo tutti. Eroina, quella gialla dei nigeriani, la più potente, e crack. A Mestre ce n’è tantissimo. Andavo al "Drop in", una struttura del Comune vicina alla stazione, per lavarmi e dormivo nell’ex scuola Monteverdi di Marghera (abbattuta da tre anni per far spazio a quella che sarà la nuova questura, ndr) ed è lì che quella gente mi riprendeva con il cellulare. Io li vedevo, ma non sapevo che quei filmati finissero in rete. C’erano i nostri volti in chiaro, per loro non eravamo nemmeno persone evidentemente». 


CARCERE E NUOVA VITA
Poi, però, arriva il carcere. «Sono stato condannato a un anno e nove mesi per furto e rapina. Qui ho deciso di mettere la testa a posto: ho iniziato a disintossicarmi. È stata dura, all’inizio mi tremavano le gambe e non avevo le forze. Quando sono uscito, a novembre 2020, sono andato in comunità e poi ho trovato lavoro, qui ho conosciuto Serena». Lei, 22 anni, è una studentessa di lingue orientali a Venezia e fa la volontaria alla mensa dei poveri del quartiere Cita di Marghera. I due si conoscono al ristorante in cui lavorano ed è subito colpo di fulmine. «Ci siamo sposati a settembre, ora sono felice. Ho iniziato a vivere a 28 anni: lavoro 8 ore al giorno, prima rubavo e spacciavo. Ogni tanto vedo la gente che era in carcere con me, in strada con me, che non ne esce. Mi guardo e mi dico: tu ce l’hai fatta. Te lo giuro: quando passo in via Piave, oggi, mi viene ancora da piangere. Quando esci da una cosa del genere, quando ce la fai, vorresti che tutti quanti ci riuscissero. Vorresti aiutarli, in qualunque modo, vorresti salvarli. Il mio sogno, il mio obiettivo, ora è diventare utile a chi sta passando ancora quello schifo. E spero che questo video possa essere un primo passo per spingere qualcuno a chiedere aiuto».

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Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 20:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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