Rischio furto, gli 8 quintali di cocaina trovati nella nave sorvegliati a vista

La droga sequestrata dalla Guardia di Finanza a bordo della Atlas

Domenica 23 Aprile 2023 di Monica Andolfatto
Rischio furto, gli 8 quintali di cocaina trovati nella nave sorvegliati a vista

VENEZIA - Sorvegliata 24 ore su 24. In un posto sicuro. In città. Otto quintali di cocaina purissima rappresentano un obiettivo più che sensibile per la criminalità organizzata. Già perché di fronte a 150 milioni di euro (valore stimato al dettaglio), tanto chi ha organizzato il carico della Atlas, quanto un potenziale concorrente potrebbe sempre tentare di recuperare il tesoro sequestrato dalla Guardia di finanza di Venezia dal peso di 8 quintali e mezzo. La droga verrà incenerita una volta terminate le analisi di laboratorio che accerteranno il grado di purezza della sostanza, il quale a una prima verifica "domestica" si aggirerebbe attorno al 90% tanto da suffragare che dietro il maxi quantitativo di neve ci siano i cartelli dei narcos sudamericani. Intanto la nave battente bandiera liberiana di proprietà di un armatore greco, salpata da Santos in Brasile, con tappa a Gibilterra, proseguirà la sua rotta verso Ravenna, dopo avere terminato in questi giorni a Marghera lo scarico delle granaglie trasportate in stiva.

Nessun provvedimento di sequestro al momento poiché, da quanto emerso, il personale di bordo (15 russi fra cui il comandante e 4 ucraini) sarebbero stati all'oscuro di cosa fosse nascosto nel condotto di areazione cui si può accedere solo dall'esterno e a una profondità di una decina di metri. Ai componenti dell'equipaggio sentiti con un interprete e con l'ausilio della polizia di frontiera non sarebbe stata formulata alcuna contestazione. La cosiddetta portarinfuse una volta consegnato il resto dei cereali allo scalo romagnolo, avrebbe dovuto proseguire per la Sicilia e rimanere in mare in attesa di altre disposizioni: almeno questo è quello che si è riusciti a ricostruire. Attraccare in porto infatti costa e lo si fa quando è strettamente necessario: per commesse, per rifornimenti, per riparazioni. Le indagini tuttavia sono pressoché agli inizi dato che l'inchiesta è scattata sulla base di una segnalazione della polizia internazionale coordinata quindi dalla Direzione centrale servizi antidroga.


LE INDAGINI
Tutte le ipotesi sono al vaglio degli investigatori del Gico e del Goa delle Fiamme gialle lagunari. Decisivo l'utilizzo della squadra sommozzatori per scoprire il nascondiglio dei 570 panetti sistemati in un vano esistente e non creato appositamente come spesso succede magari per il trasporto via gomma. E sub devono essere stati anche i malviventi che hanno collocato le confezioni cellophanate e sigillate con altro nastro adesivo per evitare infiltrazioni d'acqua. Il simbolo del giaguaro riportato nei singoli sacchetti farebbe pensare a una regia messicana. Chi aspettava il cargo? Chi sapeva del "vero" carico? Impossibile pensare che una quantità simile di coca in grado di inondare e anche saturare il mercato nazionale non possa essere gestito da mafia, camorra o ndrangheta magari con la collusione di bande albanesi molto attive nel settore. Certo è che porto Marghera già otto anni si è trovato al centro di un altro narcotraffico internazionale di cocaina intercettato sempre dalla Finanza che portò a un sequestro complessivo di circa 6 quintali di sostanza grazie all'operazione "Picciotteria". Allora con ogni probabilità c'era il progetto di elevare il porto di Venezia al rango di quello di Gioia Tauro nelle rotte del Ènarcotraffico sudamericano controllato dalle cosche calabresi. La coca proveniente dalla Colombia viaggiava in container assieme a banane e tapioca e poi veniva stoccata in magazzini dislocati fra Marghera e Meolo.

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Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 09:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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