«La droga arriva dall'estero o dalle grandi città del nord, un business senza limiti»

Giovedì 1 Aprile 2021 di Nicola Munaro
Il dirigente Di Munno al centro

VENEZIA - «Venezia non è una piazza in grado di gestire in autonomia il fenomeno dello spaccio: la droga che circola arriva tutta dall’estero o dalle grandi città del centro-nord Italia.

Arriva tramite reti di collegamento di gruppi criminali che spesso fanno riferimento ad una comune nazionalità di appartenenza che rifornisco il mercato in base alle richieste». Giorgio Di Munno è da un anno e mezzo il capo della squadra Mobile di Venezia, ruolo che in Veneto ha già ricoperto a Padova. Martedì i suoi agenti hanno alzato il velo su un commercio importante di cocaina tra le calli e i canali di Venezia, a gestione albanese.


Due chili al mese, un giro da un milione di euro, la cocaina ha un suo appeal a Venezia...
«È la droga che va per la maggiore grazie ai costo contenuti. Al dettaglio, a Venezia, si trova sui 40 euro al grammo, cioè un paio di dosi Ha diverse reti di spaccio: sulla strada si trova lo smercio al minuto ma ci sono canali più importanti».


Che tipo di clientela?
«A Venezia, come in tutta Italia, tra gli acquirenti non ti aspetti più il prototipo di consumatore di cocaina anni 80-90, quando veniva consumata da persone con maggiore disponibilità economica e questo è l’effetto di una politica di marketing da parte delle multinazionali della droga che hanno reso più accessibile il costo. Di conseguenza si è abbassata l’età media d’ingresso ed è stato fatto sì che le droghe come la cannabis sviluppassero un principio attivo più alto per spingere i consumatori ad un salto di qualità più immediato».


Qual è la situazione in città sul fronte dello spaccio?
«Assolutamente in linea con la media nazionale. Il fenomeno c’è, ma non penso a Venezia come a un luogo di particolare diffusione. È una realtà non è preoccupante dal punto di vista della fenomenologia criminale ma in cui è alta la guardia da parte della magistratura e delle forze di polizia. Domanda e offerta restano alte, è un’attività che rende parecchio soldi e garantisce anche un certo reddito».


Il denaro frutto dello smercio di stupefacente, come viene poi reinvestito?
«Stupefacenti e cocaina sono asset che rendono molto e soprattutto se vengono riprodotte. La cocaina porta soldi e permette di investirne altri nello stesso business, molto più di altri tipi di malaffare. Per quanto riguarda lo stupefacente, le organizzazioni criminali di medio cabotaggio usano i soldi ottenuti dallo smercio della droga per poi reinvestire nella stessa droga. A livelli più alti, di criminalità organizzata, i soldi vengono poi reinvestiti anche in affari più grandi e non solo legati al mondo dello spaccio».


A chi è in mano il mondo dello spaccio, anche nel Veneziano?
«Anche in questo la realtà di Venezia non si discosta dalla realtà delle città italiane di media popolazione. Ci sono dei gruppi criminali che appartengono a determinate nazionalità che si sono imposte nel corso degli anni, come in tutto il centro-nord, e hanno cercato di conquistare il territorio».

Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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