Droga a Chioggia, un mare di clienti. Spacciatori brutali: «Botte ai ritardatari»

Venerdì 7 Febbraio 2020 di Davide Tamiello
Scambio di droga scoperto dai carabinieri
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CHIOGGIA - Marco Di Bella, Raffaele D’Ambrosio e Igri Varagnolo sono le figure principali dell’inchiesta. Stando al materiale raccolto dagli investigatori, fatto principalmente di intercettazioni ambientali e telefoniche, i tre avevano interazioni a ciclo continuo.

 

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TREVISO - La cocaina scorreva a fiumi arrivando da Chioggia attraverso un contatto trevigiano.

I fornitori si riferivano a lui chiamandolo il rosso per il colore dei suoi capelli, oppure lo definivano il carabiniere, perché in passato aveva presentato domanda di arruolamento nell'Arma, anche se non era stato ammesso.


Di Bella e D’Ambrosio (con la presenza costante della moglie del primo, Maria Grazia De Gobbi) secondo il gip che ha firmato l’ordinanza, Andrea Battistuzzi, erano il fulcro dello spaccio nel clodiense. Di Bella è la mente, D’Ambrosio il braccio operativo. Insieme si occupano di trovare il denaro per acquistare lo stupefacente, quotidianamente intrattengono relazioni sia con i fornitori sia con i venditori. Non si fanno scrupoli nell’intimidire, se serve, i clienti “morosi”: «Lo facciamo riempire di botte», dice riferendosi a un venditore in ritardo. Di Bella, in più di un’occasione, dice di voler ricorrere a degli amici marocchini per dare una lezione a chi non paga. Varagnolo, invece, è un venditore, ma di un certo livello. Dai due di prima non acquista mai una quantità inferiore ai 50 grammi, e rifornisce una platea vastissima: dai professionisti agli studenti, dall’operaio al medico e al farmacista. Il fatto che fosse un punto di riferimento centrale nella vendita di stupefacenti in città, lo prova un’intercettazione tra lui e la sua compagna, Caterina Hutsulyak. È lei a dirgli: «Se hai intenzione di fermarti fai bene, così mezza Chioggia smette di tirare». 

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INTERMEDIARI E FORNITORI
In parallelo alle figura Di Bella e D’Ambrosio c’erano gli altri intermediari, figura di raccordo tra i fornitori e i venditori. Fanno parte di questa categoria Alessandro Carisi e Sandro Furlan, detto “Cire”, conosciuto soprattutto nel mondo del pugilato e degli ultras. 
A monte degli intermediari ci sono i fornitori. Quattro i diversi canali: Icham Kafi per cocaina e hashish, i fratelli Sadellah per la marijuana, padre e figlio Furlan per la marijuana e Roberto Lazzaretto e Stefano Tommasi per la cocaina, con l’aiuto dei due corrieri Juri Jerma e Tomaz Basznec. 
VENDITORI
Infine c’erano i venditori: Nicoletta Nordio e Cristian Moscheni, acquistavano grandi quantità D’Ambrosio e Di Bella per poi rivenderle su strada, così come Umberto Puggiotto, Luca Bellemo, Laura Bonivento e Andrea Boscolo Cegion, Marco Nordio, Andrea Tiozzo Meo Ambrosi, Damiano e Lino Frezzato, Giorgio Furlan (figlio di Sandro), Luca Tiozzo Celi e Floriano Stifani. Quest’ultimo, detto “il carabiniere” o “il rosso” è un militare dell’esercito di Treviso: oltre ad acquistare, millantava di vendere la droga acquistata da Tiozzo Meo e da Di Bella ai suoi colleghi. In un’intercettazione, Di Bella dice a Stifani di non avere a disposizione tagli piccoli di sostanza da vendergli. A quel punto “il rosso” esclama: «E adesso ai miei colleghi cosa gli do?»
CODICI
Come spesso accade, le comunicazioni erano in codice. Punti esclamativi e punti di domanda nei messaggi, in numero proporzionale alle quantità e tipologia di stupefacente richiesto. «Non uscire, c’è temporale», voleva dire che i carabinieri erano in zona, «Ci vediamo in darsena» significava andare al magazzino di Varagnolo per concludere una vendita.
 

Ultimo aggiornamento: 13:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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