A Dolo la lezione choc del medico volontario a Lampedusa

Martedì 4 Dicembre 2018 di Francesco Antonini
La foto di gruppo dei premiati del “Samaritano”: Pietro Bartolo è il secondo da destra
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DOLO Più di trecento studenti in sala, l’inevitabile brusio. Poi comincia a parlare Pietro Bartolo e cala il silenzio. Al punto che i ragazzi di Dolo per un’ora abbondante riescono a dimenticarsi del telefonino.
La testimonianza del medico di Lampedusa, da 28 anni eroe involontario nell’isola che è diventata una zattera per i migranti provenienti dall’Africa, va dritta al cuore dei ragazzi riuniti al teatro Italia per i premi dell’Avis ai “buoni samaritani”. Il dottor Bartolo mostra le foto e i filmati delle persone di cui parla, e la forza delle immagini fa breccia: molti ragazzi piangono senza fare troppi sforzi per nasconderlo, due studentesse delle superiori chiedono di uscire dalla sala e farsi assistere, rimanendo distese per qualche minuto per stemperare l’emozione.
«Io ho due record - si presenta Bartolo, 63 anni, protagonista nel ruolo di se stesso nel film Fuocoammare, candidato all’Oscar, raccontando gli sbarchi a Lampedusa - : il primo è che ho visitato più di 350mila persone in 28 anni di lavoro. Il secondo è un primato infame, del quale mi vergogno e del quale dovremmo vergognarci tutti: sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche al mondo».
 
LE STORIE
Bartolo comincia proprio dalle storie “brutte”. Come la prima vittima della strage in mare del 3 ottobre 2013, «un bambino di due anni e mezzo con i pantaloncini rossi che è diventato il mio incubo. Me lo rivedo spesso di notte: era ben vestito e pronto a sbarcare quando il barcone è affondato, a trecento metri dal porto». Coinvolgente anche il racconto delle terribili ustioni da benzina che colpiscono soprattutto le donne trasportate sui canotti: «La benzina si mescola con l’acqua e produce una miscela terribile, che uccide. E’ vergognoso che nessuno lo dica». E fa vedere le foto di giovani migranti deformati dalle ustioni. Commuove anche il racconto delle donne violentate dai trafficanti durante il viaggio: «Per non metterle incinte fanno loro una puntura di ormoni che provoca una menopausa temporanea».
IL MIRACOLO
Ma in mezzo a tanto male ci sono anche i miracoli, ai quali Bartolo crede. Lo si coglie quando confida ai ragazzi: «A volte vorrei mollare, mi domando perché debba vedere tutte queste sofferenze. Poi chiedo aiuto a qualcuno più in alto di me e vado avanti». E il medico colpisce nel segno raccontando di Kermait: «C’erano quattro sacchi con i cadaveri, e dovevo procedere con la mia angosciante ispezione. Nel quarto sacco c’era una ragazza, e sentendo il polso mi sembrava di aver percepito un battito. Poi, molti secondi dopo, un altro battito. Ho detto all’amico pescatore che mi aiutava: “Questa è viva”. Con l’adrenalina siamo riusciti a rianimarla, e lentamente è guarita. E’ riuscita ad andare in Svezia, ha trovato lavoro e famiglia. Due anni fa è venuta a trovarmi, era felice e aspettava un bambino. Non mi piace quando mi definiscono eroe, ma quella volta mi sono sentito un po’ così».
LUOGHI COMUNI
Il medico di Lampedusa - che da tre anni nei weekend gira l’Italia per parlare con i giovani, dopo aver scritto due libri sulla sua esperienza - vuole sfatare i luoghi comuni sui migranti, che lui chiama in modo diretto «bugie»: «Non sono mostri e non sono terroristi quelli che sbarcano a Lampedusa: sono persone come noi. E l’immigrazione non è un problema ma un fenomeno, che io vedo ogni giorno. Lo dico a voi ragazzi perchè impariate a ragionare con la vostra testa». Altrettanto drastiche le parole sulle presunte malattie in arrivo dall’Africa: «Mai viste malattie infettive, ma solo problemi legati ai viaggi: disidratazione e ipotermia. Del resto io sono ancora vivo dopo 28 anni, e non sono mica un superuomo». Duro, come ci si poteva aspettare, il giudizio sulla politica, e non solo sul Governo di oggi: «In Libia i migranti vivono in veri e propri lager, e noi siamo andati a fare accordi con loro. Tra vent’anni voi ragazzi ce ne chiederete conto e noi non potremo dire che non lo sapevamo».
Alla fine occhi gonfi e tutti in piedi ad applaudire una lezione che sarà difficile dimenticare.
Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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