Odissea disabile: «La grande paura? Non riuscire a scendere dai mezzi»

Lunedì 22 Ottobre 2018 di Alvise Sperandio
Federica Causin in carrozzina si appresta a salire in bus
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MESTRE Dura è la vita di chi, in carrozzina, deve muoversi con gli autobus per le strade di Mestre. E il problema non è solo sulle pedane, manuali piuttosto che elettriche, su cui nelle scorse settimane è esplosa la polemica tra le Rsu di Actv e l’azienda. Riguarda i molti disagi sul piano pratico che una persona disabile deve affrontare, ancora più limitanti se decidesse di viaggiare senza accompagnatore, alla faccia dei tanti propositi, spesso sbandierati in politichese corretto, sul promuovere l’autonomia.
 
IL TEST SUL CAMPO
L’abbiamo testato “sul campo” trascorrendo il pomeriggio di lunedì scorso, tra le 15 e le 18, in compagnia di Federica Causin, donna di 47 anni tenace e sempre con il sorriso sulle labbra, residente da sola in un mini appartamento del Centro don Vecchi di Carpenedo, di professione impiegata part time al mattino e al pomeriggio traduttrice di romanzi dall’inglese all’italiano per una nota casa editrice di rilievo internazionale.
Con lei abbiamo cambiato cinque corse, salendo su alcune delle linee più frequentate della città - 2, 31H, 4L, 24 e 24 H - e toccando i punti nevralgici del trasporto pubblico cittadino: dalla stazione ferroviaria a piazzale Cialdini, fino a piazzale Roma. Il nostro viaggio è partito da viale Don Sturzo, a Carpenedo, sul 2, dalla prima fermata dopo il capolinea. Qui la pedana elettrica è uscita perfettamente e la salita è stata agevole anche perché a bordo non c’era quasi nessuno. Abbiamo proseguito verso la stazione e man mano che le fermate si sono susseguite il bus si è riempito fino a stiparsi. Scendere è stato un problema: pur premendo il pulsante della richiesta fermata che si trova nello spazio apposito dove il disabile è tenuto a collocarsi, se non avessimo chiesto a voce alta la pedana i passeggeri non si sarebbero spostati e forse non avremmo fatto in tempo a scendere.
IL CAMBIO
Alla stazione abbiamo cambiato col 31H per l’ospedale. Su questo, però, la pedana elettrica non ha funzionato. L’autista, con squisita cortesia, ha provato più volte ad azionarla, ma niente da fare, finché ha deciso di scendere e si è proposto, assieme a un altro passeggero, di prendere di peso la carrozzina: noi ci siamo opposti non solo perché non è regolamentare, ma anche perché non è sicuro. Dopo un altro tentativo la pedana è andata e poi non ha tradito neanche alla discesa in piazza Barche. Siamo andati in piazzale Cialdini a prendere il 4L per Venezia. L’autobus era già fermo, ma un po’ spostato rispetto alla banchina così che l’autista ha dovuto fare retromarcia per appaiarlo: anche lui, però, non è riuscito a far uscire la pedana e dopo sette tentativi ha alzato bandiera bianca e con il nostro consenso è ripartito. La corsa successiva è stata più fortunata e così siamo arrivati a piazzale Roma. Qui il conducente ci ha chiesto se preferissimo scendere prima o dopo il marciapiede rialzato con le strisce gialle zebrate del capolinea: siccome la pedana arriverebbe oltre metà marciapiede e la sedia a rotelle nell’abbrivio della discesa può rischiare di finire oltre il gradino, abbiamo scelto di scendere prima.
I BRONTOLII DELL’AUTISTA
Due corsie più in là era già pronto per partire, strapieno, il 24H, modello nuovissimo, primo autobus che abbiamo trovato con la pedana manuale. L’autista ha lasciato la cabina di guida ed è venuto a preparare lo scivolo. Alla discesa al quartiere Pertini, l’operazione è stata ripetuta con qualche brontolio: «Queste sono le belle novità di Actv, non abbiamo neanche i guanti in dotazione». Il motore dev’essere spento? «Per forza, se qualcuno mi ruba l’autobus chi lo ripaga?», si sfoga l’autista. Dieci minuti dopo è arrivato il 24 e qui, come riferiamo a parte, con la pedana è andato fuori uso anche l’autobus, costringendo la gente a cambiare mezzo. Infine è toccato al 24H, dove la pedana, ancora una volta elettrica, ha funzionato al primo colpo. Tre ore dopo essere partiti, siamo tornati in via Pasqualigo riprendendo la via del Centro don Vecchi con la consapevolezza di aver provato in diretta che le pedane spesso e volentieri funzionano male e, comunque, i disagi per un disabile non si fermano solo a quelle.
 
Ultimo aggiornamento: 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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