Da Felice Maniero al Mummia, una carriera in prima linea: il poliziotto Diego Brentani va in pensione. E' stato tra i fondatori del Siulp

Mercoledì 1 Febbraio 2023 di Maurizio Dianese
Diego Brentani
MESTRE - La prima Ferrari di Felice Maniero? Il sequestro porta la sua firma. Il provvedimento di espulsione del Mummia, il cittadino gambiano accusato di decine di danneggiamenti alle auto? Anche quello è farina del sacco di Diego Brentani, da ieri in pensione. Ed è la fine di un'epoca per la polizia veneziana e per il sindacato di polizia, il Siulp, l'unico sindacato non corporativo «perchè dall'inizio abbiamo pensato ai doveri, oltre che ai diritti dei poliziotti. E lo dice uno che a 18 anni si arruola in Polizia nel 1981 e dopo un anno si trova a cospirare per l'attuazione della smilitarizzazione del Corpo». «Eravamo una cinquantina in tutto, con Trifirò e Ambrosini, Gigi Russo e Antonio Petruccelli. Ci siamo appoggiati a Cgil, Cisl e Uil e, dai sindacati, abbiamo imparato che anche noi eravamo lavoratori. Ecco perchè qui, nonostante Porto Marghera sia sempre stato uno dei centri più caldi delle proteste operaie, non si è mai arrivati allo scontro. Gigi Russo - il commissario scomparso sette anni fa - ci aveva insegnato che bisognava portare rispetto, perchè gli operai non scendevano in piazza per divertimento».
Pensare che Brentani, sposato, due figlie, segretario del Siulp dal 1996 e per 26 anni riconfermato alla segreteria provinciale e poi regionale, in polizia era arrivato praticamente per caso. «Ero un ribelle e avevo bisogno di essere inquadrato. Quando mi sono arruolato, mia mamma ha casualmente incontrato il mio professore di lettere e con orgoglio gli ha detto che mi avevano assunto in polizia. Perchè, lo hanno fatto scegliere, quando lo hanno arrestato? - le ha detto il mio prof con senso dell'umorismo».
Con un buonumore e una giovialità che nasconde una grande forza di carattere, Diego Brentani è noto per non aver mai approfittato del suo ruolo. Non ha mai chiesto il distacco sindacale, ad esempio, e non è mai mancato un giorno dal lavoro. Da sempre lavora nell'ufficio che si occupa di tutte le misure alternative al carcere, come la sorveglianza speciale di Felice Maniero disposta alla fine degli anni 80, quella che gli ha notificato assieme al sequestro della sua prima Ferrari. «Stiamo parlando di un periodo in cui si lavorava con dirigenti che hanno fatto la storia della polizia lagunare, come Arnaldo La Barbera e Antonio Palmosi, quando gli omicidi e le rapine della banda del Brenta erano quasi pane quotidiano. In questo momento il nostro ufficio segue oltre 600 persone e con la riforma Cartabia, il numero è destinato a crescere, mentre gli organici sono in continua diminuzione. Come facciamo? Ho imparato ai tempi del Siulp che fermezza e rispetto è il motto giusto per un poliziotto. Rispetto anche per chi finisce nei guai con la legge. Che va sempre rispettata e utilizzata per il bene dei cittadini, i quali devono sempre sentirsi protetti e tutelati. Ecco perchè sono orgoglioso di aver trovato il cavillo che ci ha permesso di far arrestare e rimpatriare il mummia. Adesso farò il pensionato e continuerò a dare una mano al Siulp, mi pare che il principio del rispetto dei diritti del cittadino abbia bisogno oggi più che mai di essere riaffermato».
 
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