Diagnosi "omessa": il bimbo nasce down. Risarcimento di mezzo milione

Domenica 1 Luglio 2018 di Marco Corazza
ospedale
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PORTOGRUARO - Non diagnosticarono la sindrome di down del feto, l'Aulss condannata a pagare mezzo milione di euro. A tanto ammonta la condanna del Tribunale Civile di Pordenone (giudice dott. Francesco Tonon) nei confronti dell’AULSS 4 Veneto Orientale e del primario di ostetricia e ginecologia di Portogruaro all’epoca dei fatti per responsabilità medica conseguente all'omessa diagnosi di una malformazione genetica del bambino di una ventenne, residente nel portogruarese.

I fatti risalgono alla fine degli anni duemila. La gestante si rivolge al primario per essere seguita al meglio nel corso della sua prima gravidanza. Si sottopone agli esami ematochimici ed ecografici indicati dal medico, che si limita ad effettuare la translucenza nucale, omettendo di acquisire i necessari dati biochimici (ottenibili con il Duo Test) e di elaborarli insieme agli altri dati ecografici al fine di valutare il rischio calcolato di Trisomia 21. Nel 2012 inizia la battaglia giudiziaria dei genitori del piccolo, che si affidano agli avvocati Gianluca Liut e Ilaria Giraldo dello studio legale "Liut & Partners" per ottenere l'accertamento della responsabilità professionale del medico e della struttura sanitaria presso cui lo stesso prestava servizio in libera professione.

La consulenza tecnica disposta dal Tribunale e affidata al prof. Carlo Moreschi e al dott. Giovanni Del Frate riconosce la colpa del medico. All'esito della causa civile promossa dagli avvocati Liut e Giraldo, affiancati dai ginecologi dott. Bruno Brambati di Milano e dott. Vincenzo Cara già primario a Portogruaro, è emerso che il sanitario non ha sottoposto la giovane donna agli esami di screening e alla diagnostica prenatale.
Ultimo aggiornamento: 14:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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