Federfarma denuncia: «Ricette di medici amici per cure "alternative" No vax»

Mercoledì 22 Dicembre 2021 di Alvise Sperandio
I farmacisti denunciano: ricette di medici "amici" per cure alternative no vax
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VENEZIA - Ci sono parenti di pazienti Covid, per non dire pazienti stessi, che vanno in farmacia con prescrizioni mediche spedite via posta elettronica da specialisti che operano in altre città, anche lontane (Roma, per dirne una), e che vengono stampate dal computer di casa.

Talvolta, addirittura, solo con la foto dell'allegato scattata con lo smartphone.

Specialisti dichiaratamente no-vax, magari anche sospesi perché inadempienti all’obbligo vaccinale, ma che lavorano – per così dire – in smart working e a distanza, senza controllo. Il fatto è che non è possibile, per lo meno non in tempo reale, verificare se quel camice bianco sia stato destinatario di una sanzione e non abbia più titolo per prescrivere. Certo è che questi utenti chiedono antibiotici, cortisonici, integratori e vitamine solitamente usati dai medici di medicina generale per la cura a domicilio del virus. Ma loro, così facendo, il proprio medico di base di fatto lo scavalcano per uscire dalla rete dei controlli, magari per evitare di dovergli dire che sono positivi, per non fare la quarantena o sfuggire al tracciamento dei contatti. Qualcuno, persino, pur di non essere ricoverato in ospedale, preferendo affidarsi al fai da te. Il sospetto di medici no-vax compiacenti, disponibili a prescrivere farmaci a distanza, evidentemente senza neanche aver visitato il paziente e probabilmente pagati con bonifico bancario, comincia ad aleggiare davanti al banco di diverse farmacie nel veneziano, in città come in provincia. Il punto è che se la ricetta mandata in email non ha l’Nre, il Numero elettronico regionale, non è neppure valida. Capita, così, che qualcuno ci provi e davanti al rifiuto di un farmacista ligio alle regole, come dev’essere, replichi il tentativo da altre parti fintanto che non avrà ottenuto quel che gli serve.

“Ci sono familiari che chiedono per il congiunto, ma anche pazienti direttamente interessati che arrivano davanti al plexiglass con sintomi, quali raffreddore e tosse, che farebbero pensare a un possibile contagio – viene spiegato –. Si presentano persone che hanno già provato delle terapie e provano altre opzioni: ad esempio punture di antibiotico perché l’uso orale non ha sortito gli effetti sperati. E poi molti sono nervosi, pronti ad alzare la voce e a “saltare su” quando gli si chiede se abbiano parlato col proprio medico curante e seguito i protocolli previsti in queste situazioni. C'è chi, appellandosi alla privacy, crede che gli sia concesso tutto. E pretende pure, mentre invece dovrebbe prevalere la responsabilità di evitare di uscire di casa sia nel dubbio di essere stati contagiati, che di essere contatto stretto di un contagiato".

Si vedono carte sono firmate da specialisti di Roma, Genova, Cosenza e Lecce. Qualche nome ricorre e, a ben guardare on line, qualcuno di loro compare anche come firma di articoli o relatori di conferenze su portali e social schierati contro il vaccino. Il presidente di Federfarma Veneto Andrea Bellon spiega: «La questione delle prescrizioni a distanza è sempre esistita. Ovviamente l’auspicio è che tutto si svolga in regola, storture e forzature non sono ammesse". Qualcuno la butta là: “Chiediamoci perché i medici di medicina generale vengono scavalcati. Forse qualche volta sono loro poco disponibili coi pazienti che così finiscono per rivolgersi altrove?».

Resta che nelle farmacie approda anche questa categoria di utenti, non sempre facili da gestire, in un periodo segnato dalla fortissima pressione sul fronte dei tamponi, richiesti ogni giorno a migliaia. L’Ulss 3 Serenissima, di Venezia, ha acceso un faro sul fenomeno: “L'azienda sanitaria vigila attraverso le strutture competenti rispetto alla possibilità che medici non aventi titolo emettano ricette e prescrizioni. Un monitoraggio viene effettuato secondo le normative ex post, su tutte le ricette emesse, incrociando la date di emissione con la titolarità del medico prescrittore. E stigmatizza gli episodi segnalati che, se accertati, costituiscono un grave abuso professionale, e confida che i controlli e l'illegittimità dell'atto possano dissuadere chiunque dal prescrivere senza averne più titolo o da altre azioni non perfettamente rispettose della norma”. Netta è la presa di posizione del presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, Giovanni Leoni, che è anche vicepresidente nazionale: “Un medico sospeso che continua a lavorare si rende responsabile di esercizio abusivo della professione. In provincia di Venezia sono una settantina. Questi accessi impropri nelle farmacie dimostrano che è importante migliorare i controlli sulle identità. È chiaro, però, che se si tratta di professionisti di altre città diventa più difficile. Come faccio a sapere se un medico a Roma è stato sospeso? Bisognerebbe poter incrociare le anagrafiche”. 

Ultimo aggiornamento: 16:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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