Degrado in via Piave a Mestre: «Barricati in casa con i cancelli per difendersi dai tossicodipendenti»

Gli abitanti del rione costretti a installare recinzioni per impedire l'accesso alle abitazioni

Giovedì 20 Aprile 2023 di Fulvio Fenzo
MESTRE Un cancello fatto installare dai residenti per evitare i bivacchi dei tossicodipendenti

MESTRE (VENEZIA) - Costretti a barricarsi in casa. E, quando non basta chiudere il portone, perfino obbligati ad installare recinzioni sempre più alte. «Erano anni che chiedevamo i permessi ed ora, finalmente, ce li hanno concessi.

Non ne possiamo più dei tossicodipendenti che vengono a bucarsi sotto casa nostra, o degli spacciatori che si ritrovano qui per cedergli le dosi. Ora, non appena avranno sistemato i cancelli, non passeranno più di qua». 


PASSAGGIO BLOCCATO
Sempre sbandati e pusher, sempre via Piave. Stavolta al civico 115, nel passaggio sotto ad un condominio che porta a via Col Moschin, a due passi da quelle vie Salettuol e Saletto tristemente note per la continua presenza di consumatori di sostanze. E qui, in questi giorni, si stanno installando due alte inferriate per impedire il passaggio da una parte all’altra, ma soprattutto lo stazionamento di sbandati e tossicodipendenti. «Ieri, a mezzogiorno, erano in due seduti qui per terra, ed uno stava iniettando la dose all’altro sul collo - racconta un residente -. Ora, finalmente, riusciremo a proteggere almeno il nostro cortile. Non solo, se non ci fossero stati i due proprietari contrari, avremmo chiuso tutto il passaggio da via Piave a via Col Moschin. C’era praticamente l’accordo dei residenti di tre condomini, ma quei due si sono opposti... E allora abbiamo pensato al nostro, ma è stata una battaglia anche col Comune perché non volevano concederci i permessi perché, secondo loro, lì c’erano dei negozi, anche se si tratta di attività che sono chiuse ormai da anni. Ringraziamo solo gli agenti della polizia locale, che conoscono bene la nostra situazione, e gli addetti di Veritas che passano a pulire tutto lo schifo che ci lasciano sotto casa. É brutto dirlo, ma quel cancello era l’unica salvezza».


LA CASA ABBANDONATA
Altro giro, altra storia. Siamo sempre nel rione Piave, ma verso il Piraghetto, tra le casette abbandonate dell’Ater. Al civico 26 di via Duca d’Aosta ce n’è una di due piani: mezza abitata e mezza chiusa da anni. E lì, nella parte disabitata, il giardino è diventato un bivacco stabile di sbandati e tossicodipendenti che entrano ed escono dalla recinzione divelta. «É da dicembre che va avanti così, non sappiamo più a chi segnalare questa situazione - raccontano gli abitanti delle case di fronte -. Qui siamo tutti anziani e, dopo le 7 di sera, ormai abbiamo paura ad uscire di casa perché non sappiamo chi rischiamo di incontrare». Nel cortile, visto che per ora “reggono” ancora le griglie metalliche fissate a porte e finestre per impedire le occupazioni dell’alloggio, ad ogni angolo e tettoia si trovano materassi, coperte e rifiuti. Su retro c’è perfino una baracca trasformata in bivacco stabile. «Per fortuna abbiamo i cani che ci avvertono quando entra gente lì dentro - riferiscono i vicini -. Così evitiamo di uscire, chiudiamo la porta e gli scuri. Ma si può vivere così? Perché l’Ater non vende queste case e le tiene chiuse per anni?». A quanto pare, l’Ater punta a creare un fondo immobiliare proprio per le villette abbandonate del rione, ma l’operazione richiederà anni. Si spera che, intanto, qualcuno pensi almeno a richiudere quella recinzione.
 

Ultimo aggiornamento: 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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