La Comunità ebraica contro i No Vax. Calimani: «Niente confronti con la Shoah»

Lunedì 24 Gennaio 2022 di Marta Gasparon
Dario Calimani alla Fenice
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VENEZIA - La condanna a chi in questo periodo segnato dal Covid ha strumentalizzato la Shoah, insieme ai simboli ebraici, per scopi propagandistici contro l'obbligo del Green pass. A pronunciarla è stato ieri Dario Calimani, presidente della Comunità ebraica di Venezia, in occasione della cerimonia cittadina per il Giorno della memoria che si è svolta al Teatro La Fenice. Sotto accusa le immagini delle manifestazioni e delle esternazioni del popolo no-vax cui è capitato di assistere, per esempio a Padova e sui social, quando i contestatori del certificato verde si sono paragonati ai deportati di Auschwitz, con tanto di corda fra le mani a simboleggiare un filo spinato.


L'ANTISEMITISMO

In un contesto in cui l'orrore della Shoah tende a confondersi con la politica delle dilanianti guerre civili, con le contese territoriali e la fuga dei migranti dalla fame alla civiltà, «è inevitabile ha detto Calimani che si giunga al limite di banalizzarla con analogie improprie. Fino, recentemente, allo scandaloso confronto con il Green pass obbligatorio. E nessuno se ne scandalizza troppo, come se si trattasse di un'innocua battuta. Come se la Shoah fosse stata solo una catastrofe per il popolo ebraico e non uno scempio per lo spirito umanitario della civiltà occidentale». Per Calimani l'antisemitismo è qualcosa di concreto, ancora fra noi, con forme spesso subdole. «In questi giorni, a Venezia, si imbratta un manifesto della Memoria e vi si scrive sopra: Per accedere serve il super Green pass giallo, con riferimento alla stella dei tempi di Auschwitz.

Non serve commemorare la Shoah se non si guarda in faccia l'antisemitismo di oggi, a casa nostra. Non ci possiamo illudere di assolvere il dovere della memoria con il rito di un giorno. Essa non è fatta di frammenti che si recuperano a volontà al momento del bisogno. Se la memoria è viva produce coscienza, pensiero, azione». Sei milioni di morti. Più di metà degli ebrei d'Europa massacrati senza un perché. E fra questi, un milione e mezzo di bambini.


IL READING

Il Teatro La Fenice, i cui spettacoli che attiravano un tempo parte della popolazione, venivano attesi dai fascisti veneziani per mettere in atto rastrellamenti casa per casa, approfittando della distrazione di molti, ha fatto da sfondo all'evento commemorativo, impreziosito dal reading letterario-musicale Tra il mare e la sabbia. La vita di Virginia Gattegno. Testi e regia di Matteo Corradini, per ripercorrere la vita dell'ultima sopravvissuta ad Auschwitz abitante a Venezia. Deportata nel luglio del 1944, Gattegno ha trovato il coraggio di raccontare quanto vissuto nel lager ad un passo dalla pensione. Lei, che nei campi di sterminio perse madre, due fratelli e nonna, si è raccontata attraverso un libro intriso di ricordi, come un viaggio a ritroso. A rappresentarla leggendo una delle sue poesie, Alla sorgente, inno alla vita, la figlia Donatella Cipolato. «Le nuove generazioni devono capire che solo attraverso il serio impegno di tutti noi il messaggio del sindaco Luigi Brugnaro, letto dalla presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano riusciremo a depotenziare chi ancora osa negare l'Olocausto». Parole precedute dal ricordo del giovane Yoav Hattab, fra le vittime nel 2015 dell'attacco al supermercato kosher a Parigi, cui ha tenuto a rivolgere un pensiero il direttore generale della Fondazione Teatro La Fenice, Andrea Erri, che ha fatto le veci del sovrintendente Fortunato Ortombina, positivo al Covid.

Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 08:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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