VENEZIA - C'è un altro effetto indotto (inconsapevolmente e indirettamente) dal successo della Biennale: un moto ondoso da far paura. Per i tre giorni della vernice in bacino di San Marco è stato un vai e vieni di motoscafi in mezza planata, con il risultato che le acque del Bacino di San Marco sembravano ribollire.
Danni alle rive
In nome dello sfruttamento del turismo, Venezia continua a svendersi tra l'altro impiegando decine di milioni di Legge speciale per sistemare le sponde "danneggiate dall'acqua Granda del 2019", ma in realtà martoriate quotidianamente dal moto ondoso e dalle esigenze di chi non si può fermare. Basta osservare i volti dei gondolieri quando escono, sperando che le assi della carena tengano quando impattano sulle onde. Tutto questo potrebbe finire all'istante con il posizionamento di tre-quattro pattuglie in barca e altrettante postazioni telelaser da terra in modo da coprire l'intera lunghezza del Bacino e costringere tutti a rispettare i limiti di velocità (12 chilometri orari, 20 dopo i Giardini) e a non provocare onde. Ieri c'erano barche della polizia locale, sole tra tutti, ma una volta che i controllati uscivano dall'arco visuale degli agenti, si tornava daccapo.
Autorità e mezzi
Colpa della frammentazione delle competenze, dicono tutti, ma colpa anche di una volontà generale delle autorità che tra tante conferenze di servizi per decidere il da farsi, non si dedicano ad un'azione comune per la salvaguardia delle rive cittadine. Non ci sono mezzi? Benissimo, la soluzione esiste da lustri, è prevista dal regolamento provinciale per la circolazione in laguna e non è mai stata adottata: si chiama trasmettitore Gps. Una scatoletta da mettere in ogni barca, a cominciare da quelle con licenza o autorizzazione comunale, pena la sospensione o la revoca della stessa) che trasmette a una centrale operativa (come la Smart control room del Comune) in intervalli di tempo predefiniti la posizione e la velocità del natante o dell'imbarcazione. Actv e Alilaguna ne sono dotati da anni. Basterebbe questo per scoraggiare chiunque a correre eccessivamente e continuamente. Anche questo, però, non si fa. Non rimane che sperare nell'Autorità per la laguna, istituita con una legge dell'agosto del 2020, su spinta dell'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il dem Andrea Martella. La sua attivazione doveva essere questione di mesi e invece ci stiamo avvicinando al terzo anno di attesa. Il presidente della futura Autorità, in particolare, veniva nominato dal ministro delle Infrastrutture, solo informando il sindaco di Venezia. Nel giugno 2021, dopo un'operazione bipartisan, la modifica della legge, che ora prevede una nomina «su proposta del ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibile, di concerto con il ministro per la Transizione ecologica, d'intesa con il sindaco della Città Metropolitana di Venezia, previo parere delle competenti commissioni parlamentari». Soluzione che pareva aver accontentato tutti, ma la nomina non è arrivata. E senza nomina, niente poteri.
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