Città d'arte abbandonate dai turisti: gli hotel hanno perso 6 clienti su 10

Mercoledì 29 Dicembre 2021 di Marta Gasparon
Città d'arte abbandonate dai turisti: gli hotel hanno perso 6 clienti su 10

VENEZIA - I segni lasciati dalla pandemia sono evidenti e i numeri, anche per quanto riguarda il mondo dell'hotellerie, non lasciano spazio all'interpretazione. La seconda annata all'insegna di Covid-19, ormai agli sgoccioli, si ritrova oggi a raccogliere quanto seminato nell'arco di dodici mesi complicati, dove le percentuali se paragonate ai tempi normali sono crollate di colpo in tutto lo Stivale. A confermarlo sono i dati dell'osservatorio di Confindustria Alberghi, che segnala come il 2021 si stia per chiudere con un tasso di occupazione delle camere che fa registrare il -48,6%, con punte nelle città d'arte che sfiorano addirittura il 60%. Se a Roma e Firenze si arriva infatti a toccare rispettivamente il -58% e -56,1%, Venezia e Napoli raggiungono il -57% e -43%.

Non si può dire vada meglio sul fronte dei ricavi, dove la perdita media si attesta, restando nell'ambito delle città d'arte, al -65%. E nemmeno su quello degli arrivi internazionali, in larga parte europei, che quest'anno si fermeranno a 36 milioni. Insomma, rispetto al 2019 mancano più di 60 milioni di viaggiatori stranieri all'appello, causando al settore una perdita di 25 miliardi di euro di spese turistiche.

LA SPESA

Frontiere chiuse, settimane di stop pressoché totali delle attività (come nel caso della stagione invernale in montagna), due mesi estivi buoni per le località di mare fino all'ennesima, brusca frenata con l'arrivo della variante Omicron, dopo un settembre e un ottobre caratterizzati da alcuni segnali di miglioramento: tutto ha contribuito alla panoramica tracciata. Se le rilevazioni dell'Istat, nel periodo compreso fra gennaio e settembre, hanno registrato una flessione sul fatturato ricettivo del 36%, la Banca d'Italia ha rilevato l'assenza del 63% dei turisti internazionali e un crollo della spesa degli stranieri di ben oltre il 55%. Non se la passano meglio gli albergatori della città d'acqua, che contavano di tirare un po' il fiato in vista del Capodanno, ma le disdette fioccano.


IN LAGUNA

Ad incidere negativamente sui bilanci di due anni a questa parte, al di là della pandemia, a Venezia ci ha pensato l'Aqua Granda del 12 novembre 2019. Per il centro storico le difficoltà sono infatti iniziate da quel momento. «Nell'arco del 2021 riflette Vittorio Bonacini, presidente dell'Associazione Veneziana Albergatori, realtà di circa 450 associati di cui 110-120 con attività chiuse da due anni abbiamo registrato un'occupazione media del 50%; ma ci sono stati mesi in cui abbiamo raggiunto addirittura il 40%. Il problema vero? I fatturati in caduta libera: dal novembre 2019 al 2020 abbiamo avuto anche situazioni al -80%, il che è spaventoso». Parole a cui segue l'auspicio che il governo destini misure specifiche a favore delle città d'arte, Venezia in primis. «A dicembre, durante i giorni infrasettimanali, ci siamo attestati intorno al 35-43% di occupazione, mentre nei fine settimana al 55-60%», continua Bonacini, soffermandosi sull'importanza del prosieguo della cassa integrazione, in quanto perdere un dipendente per ogni albergatore significa perdere una persona formata con attenzione dall'azienda. «Per Capodanno speravamo di arrivare al 90% circa, ma la variante Omicron ha portato al momento ad un 20%, come minimo, di disdette. E ne attendiamo ulteriori. La gente è stanca e preoccupata: ora siamo ad un 70% di occupazione».


Niente cenone di San Silvestro all'hotel Papadopoli - MGallery Collection by Sofitel, a due passi da piazzale Roma, ma solo musica in sottofondo e serata al lume di candela. «Al ristorante non seguiremo più di 20 persone, per garantire maggior sicurezza dice il general manager, Pierpaolo Cocchi . In dicembre abbiamo registrato un'occupazione al 50%, mentre per il 30 e 31 prevediamo di chiudere ad un 70%, quando contavamo di essere al completo. Rispetto ai tempi pre Covid? Se tenuto conto di tutto il 2021, siamo ad un -40%, legato soprattutto agli americani che hanno iniziato a viaggiare quando ormai la stagione era finita. Senza considerare questo susseguirsi di notizie sulle restrizioni a volte poco chiare agli stranieri». Anche il fatturato annuo ne ha risentito. «Siamo ad un 60% in meno rispetto agli anni pre pandemici. Una percentuale che pesa».

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 09:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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