Crisi da Covid. I gondolieri disperati: «Qui non si lavora più»

Lunedì 25 Gennaio 2021 di Michele Fullin
Crisi da Covid. I gondolieri disperati: «Qui non si lavora più»
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VENEZIA Se il comparto turistico a Venezia ha sofferto l'inverosimile ormai da più di un anno (dall'acqua alta a 187 del 12 novembre 2019), la categoria dei gondolieri è letteralmente in ginocchio.

Perfino in questi giorni qualche visitatore straniero si vede a Venezia, arrivato non si sa come, ma le gondole rimangono lì, vuote e abbandonate. Hanno lavorato poco lo scorso inverno, poi c'è stato il lockdown e la breve ripresa estiva e autunnale. Poi il nulla.


«Fino ad ora, compreso il lockdown sono sette mesi che lavoriamo poco o niente. E da ottobre non è arrivato più nessuno - spiega Andrea Balbi, presidente dei gondolieri - garantiamo il servizio da parada, ma per il resto c'è poco da fare. Arriveremo ad aprile e maggio con 10 mesi senza lavoro. Alcuni colleghi sono in grosse difficoltà e ci si cerca di aiutare a vicenda per come si può».


SITUAZIONE PESANTE

Sul fronte dei ristori, poco o nulla, come per le altre attività turistiche.
«Durante il lockdown abbiamo avuto due ristori da 600 e uno da 1000 euro. Siamo entrati poi nel ristoro bis da mille euro in novembre e ottobre. Questo è tutto quello che abbiamo incassato per sette mesi che non si lavora e arriveremo a 10 mesi, forse un anno. La situazione è difficile - continua - anche perché le gondole hanno bisogno di manutenzione che non abbiamo potuto fare senza introiti. Poi la Cosap sugli spazi acquei dobbiamo pagarla, anche se il Comune per fortuna ha spostato le scadenze 2020 al 31 maggio. Poi le tasse, Inps eccetera vanno pagate, per cui l' introito è in realtà meno di zero. Stiamo sopravvivendo».


C'È CHI CERCA LAVORO

Non sempre è stato possibile risparmiare in vista delle avversità e molti sono rimasti in trappola.
«C'è chi si è preso la gondola nuova, chi ha aiutato i figli - continua Andrea Balbi - chi ha comprato casa e ci si trova in grandi difficoltà. Sento che adesso parlano di un altro ristoro e speriamo che arrivi. Intanto, ascolto e incontro i colleghi tutti i giorni e so che qualcuno pensava di fare qualche altro lavoro nel mentre perché bisogna sopravvivere. C'è chi ha usato il prestito dallo Stato per tirare avanti».
Ma non è finita, perché la crisi è a cascata.


LA FILIERA

«Con noi sta in difficoltà tutta la filiera del mondo della gondola. Stiamo rischiando - conclude - di perdere le barche, rischiamo che qualche squerarolo chiuda. Senza interventi esterni non so come andrà a finire. Ci rivolgeremo anche alla Regione, perché i primi turisti se va bene li vedremo in giugno luglio e i primi ordini di gruppi sono per settembre. Sperando che il vaccino funzioni, se no non so come andrà a finire».


IL COMUNE

«Fin da subito abbiamo posto l'attenzione sulla profondità della filiera turistica - replica a distanza Simone Venturini, asssessore allo Sviluppo economico - che ha la sua peculiarità nelle città darte e innerva un po' tutta l'economia. Anche i più insospettabili dipendono dal turismo come coloro che fanno la contabilità delle aziende, oltre a chi fa il protagonista principale. Tra questi, i gondolieri sono la peculiarità veneziana e preoccupa il rischio che la ripresa arrivi sempre più tardi. Importante - conclude - è garantire la Cig ai dipendenti mentre agli autonomi e partite Iva bisogna che arrivino ristori più significativi. Terzo e più importante, la ripartenza, sempre che il Governo intenda coinvolgere le città d'arte. Qualche giorno fa abbiamo avuto l'incontro tra le 5 città metropolitane d'arte in cui si è evidenziata la necessità di un impegno forte del Governo visto che rappresentano la metà del Pil turistico italiano. La città è pronta a riaprire. Appena sentiamo lo sparo del via siamo pronti a rimettere in moto la città».

Ultimo aggiornamento: 14:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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