Famiglie senza liquidità, esplode il fenomeno del credito su pegno

Martedì 6 Aprile 2021 di Luca Bagnoli
Famiglie senza liquidità, esplode il fenomeno del credito su pegno
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MESTRE - Il Covid fa esplodere il fenomeno sociale del credito su pegno.

Un numero sempre maggiore di persone, infatti, aderisce a questo istituto regolamentato dalla Banca d'Italia, il modo più sicuro e trasparente per ottenere liquidità e rimanere proprietari del bene. Si tratta di una forma di finanziamento rapida e a tassi contenuti, che valorizza appunto ogni singolo bene impegnato lasciando una finestra temporale di 3, 6 o 12 mesi rinnovabile fino a 3 anni per poterlo riscattare, cosa che avviene nel 95% dei casi. Il credito su pegno è pensato in particolar modo per i soggetti bisognosi di liquidità immediata, e la prima realtà in Italia su questo tema è il Gruppo Banca Sistema, con oltre 75 milioni di euro di impieghi, 38 mila clienti finanziati e 77 mila polizze emesse nel 2020, anno in cui ha perfezionato l'acquisizione dell'intero ramo d'azienda credito su pegno del Gruppo Intesa Sanpaolo. Nel settore il Gruppo è in grado di fornire un punto di osservazione e di riflessione importante rispetto all'evoluzione delle necessità dei clienti, anche perché ogni operazione prevede una dettagliata scheda che, seppur anonima, consente di avere un quadro dettagliato e soprattutto d'intercettare eventuali operazioni collegate a merce di provenienza illecita o tentativi di riciclaggio di denaro.

Insomma questa tipologia di attività possiede una forte valenza sociale. Ma cosa ci dicono a tal proposito i dati relativi al contesto mestrino? I numeri parlano chiaro. Il 35% dei richiedenti sono dipendenti privati, seguiti con il 18% dagli inoccupati o disoccupati. Al terzo gradino di questo podio per categorie si trovano i liberi professionisti, che ammontano al 16%, mentre gli imprenditori si fermano al 13%, poco prima dei dipendenti pubblici con il 9% e infine i pensionati che risultano l'8% dei richiedenti. Ma quali sono le esigenze di queste persone, dove destinano la liquidità? Dunque, la maggior parte, ossia il 30%, riversa il denaro in azioni quotidiane, come l'affitto, le spese per la casa, l'automobile, le riparazioni, le rette e le spese mediche. Poi ci sono le necessità del nucleo familiare, al 16%, come il materiale scolastico, gli abiti e le scarpe, il cibo: le esigenze professionali ricoprono il 20% del totale, mentre il 13% investe i soldi per onorare tasse e imposte. Le spese voluttuarie, invece, si attestano all'11%, e riguardano le vacanze, il tempo libero, l'estetica e i tatuaggi. Chiudono la classifica, con il 10%, cose tipo l'acquisto e la ristrutturazione d'immobili, e altre esigenze di liquidità immediata. 
 

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