Covid nel Veneziano. Il periodo più nero: 90 morti in 10 giorni E ricoveri al massimo

Lunedì 23 Novembre 2020
Covid nel Veneziano. Il periodo più nero: 90 morti in 10 giorni E ricoveri al massimo

VENEZIA La somma spaventa ed è l'ennesima conferma di come novembre sia - fin qui - il mese peggiore dei nove (22 febbraio-22 novembre) trascorsi fianco a fianco con l'incubo del virus.

La potenza della seconda ondata non sono, così, tanto i quattro nuovi decessi in qualche modo legati al coronavirus registrati ieri, piuttosto ciò che queste ultime croci rappresentano. Allargando lo spettro agli ultimi dieci giorni, il Veneziano ha contato 90 morti per o con Covid-19. Una cifra enorme se solo la si mette a confronto con il totale di croci: 520 dal primo marzo. Di quelle morti, 90 si sono registrate tra il 12 novembre e ieri con picchi altissimi toccati il 18 e il 19 novembre (15 decessi ciascuna giornata), il 20 novembre (13 morti) e il 14 novembre con 12 decessi. Mai così tanti visto che il precedente massimo erano state 11 morti in una giornata ad aprile, in pieno lockdown. 


IL VOLONTARIO DI PELLESTRINA

Tra i quattro decessi di ieri per il virus, uno ha colpito anche l'isola di Pellestrina.
Febbre e tosse hanno iniziato a manifestarsi lo scorso 6 novembre, poche ore dopo aver concluso il suo servizio come Vigile d'argento a Pellestrina. Erano, quelli, i primi sintomi del Covid che ieri mattina si è portato via Italo Scarpa, 71 anni, un simbolo del volontariato a Pellestrina. Scarpa è morto all'ospedale Civile dei santi Giovanni e Paolo, dove ha lavorato per anni come infermiere in corsia. A Pellestrina era un punto di riferimento per tutte le associazioni di volontariato: con la moglie Silvana abitava nella frazione di Sant'Antonio. 
Dopo la pensione si era dedicato a tempo pieno al servizio come vigile d'argento, iscritto all'associazione Auser del Lido e come donatore di sangue e membro del consiglio dell'Avis comunale di Venezia e del gruppo locale di Pellestrina. È stato tra i principali fautori a cui si deve la realizzazione a Pellestrina del monumento dedicato ai Donatori di Sangue. Come dipendente dell'azienda sanitaria ha lavorato in vari reparti dell'ospedale Civile, anche come strumentista in sala operatoria. Poi, per assistere i genitori, ha chiesto di essere trasferito, prestando la propria opera prima nelle idroambulanze del Suem 118 e poi nella sede del distretto di Pellestrina. Lascia la moglie, due figli e due nipoti.


IL PICCO DI RICOVERI

La giornata di ieri, nella quale si sono registrati 384 nuovi casi (139 in meno rispetto a sabato con il totale che sale così a 17.895 contagiati) ha portato in dote anche il nuovo picco di ricoveri ospedalieri. 
I 22 nuovi ingressi nelle strutture dell'area metropolitana in ventiquattr'ore, e a causa del virus, hanno fatto schizzare a 461 il numero dei letti occupati da pazienti Covid: il massimo di sempre. Che si accompagna anche ad un secondo picco, quello delle terapie intensive: 52 in tutta l'ex provincia di Venezia. 
A leggere con attenzione il bollettino regionale diffuso ieri sera, si scopre che gli attualmente positivi sono saliti a 9.996 e che le persone in isolamento sono aumentate fino a toccare quota 5.451. Di queste, 2.879 sono positive al virus, 144 sono con sintomi, 2.220 sono in quarantena perché contatti stretti dei positivi, 156 sono viaggiatori e 196 sono ancora in fase di assegnazione. Tutti numeri che vanno a certificare quanto detto sul novembre-nero che sta vivendo il Veneziano adesso che il riflusso della pandemia è tornato a farsi sentire con violenza tra nuovi ricoveri, decessi e alzata continua dei casi. Il picco, analizzando i numeri e i vari delta di giornata più o meno sulla stessa falsa riga, non dovrebbe essere distante. La paura è che ci sia una fase di stallo prima di iniziare una lenta discesa e che quindi gli ospedali possano sentire la pressione. 


Intanto non destano preoccupazioni le condizioni del prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto, che nei giorni scorsi era stato ricoverato in medicina al Civile nell'area riservata ai malati Covid-19. 


Solo per ragioni precauzionali c'è stato un paio di giorni fa il trasferimento in terapia intensiva, ma le condizioni del prefetto (già commissario del Comune di Venezia dopo la bufera dello scandalo Mose) sono andate progressivamente migliorando e già nelle prossime ore potrebbe essere riportato in reparto. 


Lorenzo Mayer
Nicola Munaro

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