Murano allo stremo, vetro e turismo ko: «Qui è un deserto»

Venerdì 27 Novembre 2020 di Manuela Lamberti
Isola di Murano, ieri

MURANO  - Da qualunque punto la si guardi è una situazione difficilissima. L'isola è deserta, a qualsiasi ora del giorno. Niente turisti. Solo il sabato, con il bel tempo, fa capolino qualche residente della cintura veneziana.

Quasi tutti i negozi hanno ormai abbassato le saracinesche, bar e ristoranti sono allo stremo, artigiani e produttori del vetro tentano la strada dell'e-commerce, ma è tutta in salita. «L'isola è vuota, il nostro incasso è a zero da settimane, abbiamo fatto 15 euro sabato scorso con delle persone di Caorle - spiega la lumista Debora Rossetto - intanto vanno avanti le spese, l'affitto sta per tornare a canone pieno e dovremo andare ad elemosinare di nuovo lo sconto. Non ce la facciamo». Quello di Debora è uno dei pochissimi negozi ancora aperto in rio dei Vetrai, la principale direttrice dell'isola. «Vengo qui perché voglio pensare che qualcosa cambi, vengo qui perché questa è la nostra vita, è il sacrificio dei miei genitori, che ora sta andando in fumo» commenta.

 «MEGLIO IN ZONA ROSSA» «Cerchiamo di non abbatterci ma è dura, nessuno mai ha vissuto una cosa del genere aggiunge Sara Zane, che ha un negozio vicino alla chiesa di San Pietro Martire - noi siamo chiusi da quasi un mese perché non c'è nessuno. Prima andavamo qualche giorno durante la settimana, poi solo il weekend e adesso abbiamo deciso di chiudere. L'affitto del negozio continua a correre e noi non abbiamo entrate. Non parliamo poi delle spese di casa, il mutuo e tutto il resto. Sarebbe stato meglio che ci avessero messo in zona rossa, almeno ci avrebbero dato qualche aiuto». Per Cristiano Mazzuccato il problema più grande è l'assenza di ordini. «Purtroppo se non cambia qualcosa presto, prestissimo, sarà la fine per Murano commenta - noi come gruppo familiare cerchiamo di difenderci e portare avanti l'attività, ma il problema più grosso è che i produttori sono senza ordini ormai da novembre 2019 e non vedranno ordini fino ad aprile 2022, mentre le commerciali stanno facendo la lotta tra di loro sul ribasso dei prezzi con l'e-commerce per arrivare ad una morte lenta e logorante. Di 40 dipendenti siamo rimasti io, mio padre di 75 anni e mia madre di 73, ma comunque siamo aperti e presenti eccetto il sabato e la domenica, giorni in cui potevano muoversi almeno le persone nostrane ma il nostro caro presidente del consiglio ci ha obbligato a chiudere perché pensa di risolvere il problema del Covid in questa maniera».

Marco Rubelli sottolinea quanto questa situazione sia estenuante a livello psicologico. «Già da marzo ci immaginavamo che la stagione sarebbe andata così spiega - quello che non immaginavo pienamente è lo stress psicologico, questo senso di essere diventato un incapace e, soprattutto, a tutt'oggi si respira un'incertezza del futuro che comincia ad esaurire le nostre forze. Già a marzo e aprile molto di noi si sono organizzati per arrivare a Natale senza incassi, studiando come fare o come limitare i danni e così è stato: in molti ci sono riusciti, ma adesso siamo allo stremo e davanti, se tutto va bene, abbiamo altri sei o sette mesi senza incassi e non sappiamo più cosa inventarci. Inoltre, come ben si può immaginare, i nostri fornitori-produttori stanno peggio di noi. Nessun negozio ha fatto acquisti quest'anno».

SILENZIO ASSORDANTE La situazione è uguale in tutta l'isola. Un silenzio assordante e solo il rumore dei propri passi. «Per noi è come se ci fosse il lockdown commenta Massimo Parravicini, che dieci giorni fa ha deciso di abbassare la saracinesca - non ci sono turisti, incassi zero e non conviene aprire il negozio almeno per risparmiare sui costi della corrente e del riscaldamento. Siamo disperati e molto preoccupati perché il carnevale, per sperare di lavorare un pochino, è molto lontano e resistere non sarà facile». 

Ultimo aggiornamento: 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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