VENEZIA - Il Covid miete un'altra vittima giovane: il cuore di Dario Paneghel, 52 anni compiuti la settimana scorsa mentre era in terapia intensiva, ha smesso di battere nella notte tra giovedì e ieri.
LA FAMIGLIA
Una famiglia unita anche nella malattia: moglie e figlio sono risultati contagiati poco dopo la positività accertata di Dario, e solo da pochi giorni si sono ristabiliti. Fino all'ultimo hanno sperato nel suo ritorno a casa, inizialmente confortati dai messaggi telefonici che lui ha continuato a inviare finchè è riuscito.Invece quell'omone di quasi un metro e novanta che sembrava invincibile, definito dagli amici e dai colleghi allegro e solare, non ce l'ha fatta. Sconfitto da quel virus che all'inizio non temeva: non si era sottoposto al vaccino, era titubante e non faceva segreto del proprio scetticismo, manifestando la propria fiducia piuttosto nelle terapie domiciliari. Anche se poi, proprio con l'introduzione del Green pass soprattutto nel mondo sportivo che tanto amava, aveva ammorbidito la propria posizione e non scartava più a priori l'ipotesi di sottoporsi alla vaccinazione.
IL BASKET
«Aveva sostenuto il corso per diventare allenatore di basket, un po' per scherzo - racconta Ugo Battistelli, presidente della pallacanestro Favaro - ma con una grandissima passione. Ed era diventato aiuto allenatore dell'Under 15, rimanendo anche da solo per un periodo come titolare della squadra. È una perdita enorme per noi: lo ricordiamo per il suo continuo impegno nel collaborare con gli atleti, allenatori e società, per la sua grande positività e per i suoi sorrisi. Dopo i centri estivi era spesso in società, per venire a far due tiri con il figlio, che gioca nelle nostre squadre, ci trovavamo spesso a chiacchierare, era una persona con cui si stava volentieri».
IL CALCIO
Ma non c'era solo il basket nella vita di Dario: il suo sport della giovinezza era il calcio, altra passione che condivideva anche con i colleghi di lavoro. «Partecipava spesso con la famiglia anche ai raduni del Circolo ricreativo di Actv, aveva giocato nella squadra aziendale, era una persona leale e affidabile» lo ricorda un collega.
«Ultimamente aveva anche esortato i colleghi a vaccinarsi - racconta un altro - proprio per l'esperienza che gli era capitata e che contava di superare. Invece pensi sempre che capiti agli altri».
LA PARROCCHIA
«Una bellissima famiglia che vedo spesso perchè abita di fronte alla chiesa - la definisce il parroco di Campalto, don Massimo Cadamuro - Il figlio ha fatto la cresima a febbraio dell'anno scorso, ci salutiamo sempre volentieri». I funerali saranno celebrati la settimana prossima probabilmente proprio a Campalto.
L'AZIENDA
Dario lavorava all'Actv - che ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia - da una ventina d'anni. Per un periodo, alla mansione di autista gli era stata anche assegnata quella di controllore, quindi a volte svolgeva il servizio di verifica dei biglietti, in altri casi guidava l'autobus.