Dal Ben (Ulss 3): «Ci aspetta un'estate senza lockdown se staremo attenti»

Domenica 21 Febbraio 2021
Dal Ben (Ulss 3): «Ci aspetta un'estate senza lockdown se staremo attenti»
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VENEZIA «Un anno fa ero a cena quando ho ricevuto la telefonata da Dolo che mi parlava della positività al virus di un signore che veniva da Mirano. Sono tornato a casa per il tempo di una doccia e poi ci siamo tutti ritrovati lì per costituire una prima unità di crisi: il mio timore era di dover chiudere gli ospedali di Mirano e Dolo com'era successo il giorno prima con Schiavonia. Con il presidente Zaia è stata scelta una strada diversa: tenerli aperti, isolare il caso e cercare il percorso. È iniziata così l'attività di tracciamento che ci ha permesso, come sanità veneta, di essere sempre un passo avanti rispetto al virus». Giuseppe Dal Ben è il direttore generale dell'Ulss 3 Serenissima, l'uomo che ha tenuto la barra del timone in un anno impensabile.

E che ora tira le somme non senza una «preoccupazione» per l'arrivo delle varianti, al cadere dell'anniversario.


Direttore, cosa sono stati questi dodici mesi?
«Si potrebbero usare tanti aggettivi. È stato un anno molto complesso, un anno che non ci aspettavamo essere tale che ci ha fatto rivedere quelle che sono le modalità di intervento in campo sanitario. Ci sono stati tanti aspetti nuovi da aggredire, scelte da fare in tempi brevi».


Quando è scattato l'allarme?
«A gennaio 2020 è stata impostata l'organizzazione ma facevamo gli scongiuri che non dovesse servire. Era passata l'idea che si trattasse di un'influenza un po' più grave, non per sminuire ma erano i comportamenti dettati dalla scarsa conoscenza del virus e dalle notizie filtrate dalla Cina. A marzo ci siamo accorti che tutto era però più complicato. Prima Codogno, poi Vo' e Oriago. Quando (il 23 febbraio 2020, ndr) è toccato a Venezia, l'allarme è salito».


Un anno dopo, le varianti. Quanto preoccupano?
«Molto, non sappiamo bene cosa possano comportare. Da un punto di vista clinico sembra non ci siano problemi particolari: i pazienti colpiti o sono asintomatici o hanno un decorso clinico non preoccupante. Ma non sappiamo cosa ci si può aspettare. Guardando i Paesi vicini l'attenzione è alta».


In più ci sono i vaccini...
«Che sembrano difenderci dalle varianti presenti. Sembra di essere tornati un po' al punto di partenza ma abbiamo l'esperienza di un anno che ci sta servendo molto anche nell'attivazione delle cure. L'esperienza del 2020 ci serve ad avere sul campo delle misure anche contro queste varianti».


Che estate sarà la prossima?
«Spero ci consenta di allentare la tensione sociale che stiamo vivendo. Se tutti rispetteranno le regole, possiamo aspettarci un'estate se non proprio normale, almeno serena. La sanità sa come agire, ci sono i vaccini, si parla dei test da fare da soli, se saremo capaci di trasformare tutto questo nella quotidianità, potremmo avere un'estate almeno migliore dell'ultima».


Ci aiuterebbe un nuovo lockdown?
«Se saremo rispettosi delle prescrizioni ce la faremo senza un lockdown duro che sarebbe devastante dal punto di vista economico-sociale. Però ogni volta nella quale si vede uno spiraglio di luce, si esagera. Dobbiamo pensare che si scherza con il fuoco».


I vaccini portano sempre polemiche: quelle di ora sono sul calendario delle somministrazioni...
«Il discorso è semplice, se avessimo un magazzino con milioni di dosi la programmazione andrebbe incontro a tutti. Questo magazzino non lo abbiamo, le sodi arrivano settimanalmente e calmierate e ciò ci impone scelte. Dobbiamo però capire che c'è una carenza importante di vaccini, non siamo in grado di dire ti vaccinerò domani o tra un mese perché non sappiamo quando e quanto vaccino arriva considerano che bisogna sempre avere riserve per garantire la seconda dose. Sento polemiche anche sugli insegnanti: man mano che ci arrivano dosi ed elenchi noi partiamo».


Quando finirà la campagna?
«Penso sarà una campagna vaccinale continua e potrebbe essere aggiustata in base a quello che succederà».


Come sono le adesioni?
«Alte, oltre l'85%, se si pensa che per l'antinfluenzale si vaccina il 60% massimo...». 


Quando tutto questo sarà un ricordo?
«Spero presto, dipende dalle misure di prevenzione, dai vaccini e dal trovare una terapia standard efficace. Mascherina, relazioni sociali rallentate e altro, però, ce la porteremo dietro per diverso tempo».


Quanto è cambiata la medicina in questo anno?
«Sono state sviluppate al più alto livello possibile le cure sanitarie domiciliari integrate con gli ospedali di comunità e con ospedali. Bloccare gli ospedali per il virus deve essere l'ultima ipotesi. Il virus ci ha portato a spingere a 100 all'ora programmi che prima c'erano, ma magari andavano a 10 all'ora».
N. Mun.

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