Emergenza Covid, cento dipendenti fanno causa all'Ulss per le ore non pagate

Sabato 15 Agosto 2020 di ​Fabrizio Cibin
foto di repertorio
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SAN DONA’ DI PIAVE - Sono un centinaio i dipendenti dell’Ulss4, tra infermieri, operatori socio sanitari e tecnici, che hanno deciso di rivolgersi allo studio dell’avvocato Luca Pavanetto, per quella che, a tutti gli effetti, è una class action nei confronti dell’azienda sanitaria. Persone che, durante il periodo dell’emergenza sanitaria, ovvero dal 26 febbraio al 31 maggio, hanno prestato servizio nelle tende del pre-triage posizionate all’esterno degli ospedali di San Donà, Portogruaro e Jesolo e per il cui lavoro, è la sintesi della loro azione, non avrebbero ricevuto il compenso pattuito.

«L’azienda tutta aveva invitato tutti i partecipanti al progetto ad una timbratura del cartellino – spiega l’avvocato Pavanetto – con la specifica causale F9, che doveva servire proprio per riconoscere gli operatori del progetto pre-triage consentendo la contabilizzazione di quanto sarebbe poi loro spettato, quantificando anche l’importo in 31 euro lordi all’ora».
In tanto hanno aderito con entusiasmo a questo progetto. «I miei clienti hanno da subito aderito, seppur con molti dubbi e paure non essendoci ancora informazioni su questo nuovo virus ad altissimo rischio di diffusione, con entusiasmo e con lo spirito di dedizione al dovere e sacrificio che da sempre li contraddistingue. Hanno così garantito il servizio richiesto 24 ore su 24, organizzando e lavorando turni aggiuntivi prescritti nonché rinunciando ai riposi, portando il personale a lavorare anche 21 giorni consecutivi per tutelare primariamente la salute dei cittadini. Questo ha portato ad elevare l’azienda ad una delle migliori organizzazioni avendo il secondo tasso di mortalità più basso in tutta la regione Veneto». Ma questi dipendenti non sarebbero ancora stati retribuiti per quel lavoro svolto. «Ad oggi questo loro sforzo e sacrificio non ha ancora trovato il giusto riconoscimento economico promesso dall’Azienda sanitaria e questo non può non far pensare. Ricordo come l’art. 36 della Costituzione – continua Pavanetto – descriva la retribuzione che deve essere sempre proporzionata e sufficiente, quale necessario e doveroso mezzo di sostentamento del lavoratore e della sua famiglia. Tutto il personale sanitario e l’Azienda sono stati e sono in prima linea per affrontare e contenere l’emergenza sanitaria, ma le promesse retributive vanno assolutamente mantenute ed ho ricevuto incarico dai miei clienti di far intraprendere ogni iniziativa possibile». Da qui l’azione legale. Dall’Ulss4 il direttore generale Carlo Bramezza respinge le accuse, sostenendo che l’azienda è tra le prime in Italia ad avere pagato i dipendenti per questo tipo di attività.

 
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