Zaia: «Tamponi all'aeroporto di Tessera su base volontaria, il piano nazionale va subito rivisto»

Giovedì 29 Dicembre 2022 di Alda Vanzan
Area tamponi al Marco Polo. Zaia li vuole su base volontaria

VENEZIA - Nel febbraio del 2020, poco prima che esplodesse la pandemia da coronavirus, il governatore del Veneto Luca Zaia propose l'autoisolamento per i bambini che rientravano a scuola dopo aver trascorso il Capodanno cinese nel loro paese di origine. «Mi accusarono di razzismo. E sappiamo com'è andata a finire». Adesso, con oltre un milione di nuovi casi di Covid e almeno 5mila morti al giorno in Cina, l'allarme si ripropone. E i tamponi obbligatori negli aeroporti per chi arriva direttamente dal colosso asiatico - come ha disposto ieri il ministro della Salute Orazio Schillaci - non è detto che siano sufficienti, visto che in Italia si può entrare facendo prima scalo in altri aeroporti europei. Ecco perché Zaia ha già dato disposizioni perché vengano effettuati tamponi negli aeroporti veneti, a partire da Tessera, pur su base volontaria. Ed ecco perché invoca una revisione del Piano di sanità pubblica nazionale. Una decisione - sostiene - può essere presa solo dal Governo, meglio ancora dall'Europa: «Sequenziamento a campione o cordone sanitario. Ma deve dirlo il mondo scientifico».

CONTROLLI
«Di fronte al problema dell'esplosione di una nuova ondata di Covid in Cina e degli arrivi di cittadini cinesi negli aeroporti italiani ed europei non va abbassata la guardia - dice Zaia -. Bene ha fatto il ministro Schillaci a disporre i tamponi obbligatori per chi arriva dalla Cina, non dimentichiamoci come cominciò più di due anni fa». Sì, ma se un viaggiatore - non necessariamente cinese - parte da Pechino e sbarca a Francoforte e poi dalla Germania atterra a Venezia, chi lo controlla? Può la Regione obbligare tamponi per tutti? «No - risponde Zaia -. Io ho detto ai miei di organizzare dei banchetti negli aeroporti per effettuare i tamponi a chi arriva in Veneto, ma su base volontaria.

E, comunque, si tratta di interventi marginali, non è che il virus entra in un Paese solo attraverso gli scali aeroportuali. Sarebbe come cercare di svuotare il mare con un secchio».

AEROPORTI
Però gli aeroporti sono la principale porta di accesso per i viaggiatori: cosa bisognerebbe fare? «Va rivisto il Piano di sanità pubblica - dice il governatore del Veneto -. Io sostengo che siamo sicuramente nella fase della convivenza con il virus e che certe misure restrittive - penso al divieto di visite nelle case di riposo - non abbiano più senso. Però non sappiamo cosa arriverà dalla Cina: è lo stesso Covid che già conosciamo? è un altro virus? Per questo deve esprimersi il Comitato tecnico scientifico, tocca agli esperti dire se serve una misura radicale come il cordone sanitario o se sono sufficienti sequenziamenti a campione». Anche perché, dice Zaia, tra poche settimane si riproporrà il tema dei ritorni in Italia - a partire dagli studenti - di chi passerà il Capodanno cinese in patria. «Io sarei per verificare questi transiti, ma ritengo che spetti agli scienziati esprimersi».

PREOCCUPAZIONE
A chiedere che «si ponga la massima e urgente attenzione ai passeggeri che giungono in Italia dal Paese asiatico facendo prima scalo in altri aeroporti europei e extraeuropei» è l'assessore al Turismo e alla Sanità del Comune di Venezia, Simone Venturini. «L'Esecutivo individui con urgenza, di concerto con i gestori aeroportuali e le sanità regionali, modalità e protocolli per monitorare e sottoporre a screening tutti i passeggeri provenienti dalla Cina, anche quelli che arriveranno nei nostri aeroporti dopo aver fatto scalo in altri Paesi. Non possiamo permetterci che gli sforzi profusi in questi due anni per contrastare il virus vengano vanificati».

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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