Un solo giorno di mal di pancia e tutta la famiglia finisce in isolamento

Mercoledì 16 Settembre 2020 di Luisa Giantin
Bimba spedita a casa dalla scuola per uno dei sintomi che sono teoricamente associati al Covid
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MIRA Un solo giorno di assenza da scuola per uno qualsiasi dei sintomi che potrebbero essere associati al Covid - dal raffreddore a un attacco di diarrea - e per l’alunno scatta la quarantena, con l’obbligo del tampone e con i genitori costretti a restare a casa dal lavoro.
È questa la procedura, di estrema prudenza perché ha l’obiettivo di allontanare qualsiasi possibile focolaio del virus, ma a farne inevitabilmente le spese sono le famiglie. Emblematico quel che è accaduto martedì mattina in una scuola di Mira, un episodio-tipo che, nelle prossime settimane, potrebbe ripetersi e creare notevoli disagi alle famiglie. «Il primo giorno di scuola, lunedì 14, mia figlia di 9 anni ha avuto un leggero episodio di diarrea - racconta il padre dell’alunna Carlotta (il nome è di fantasia) – Poteva essere legato all’emozione di tornare a scuola dopo 9 mesi a casa, ma abbiamo comunque preferito tenerla a casa per precauzione. Ieri, poiché la bambina stava bene e non si erano verificati altri episodi, l’ho portata a scuola. Mi è stata chiesta l’autodichiarazione che però non ho firmato poiché la diarrea è contemplata tra i sintomi del Covid, e allora sono stato invitato a portarla a casa e a chiamare il pediatra. Il medico, avvertito telefonicamente, ha inserito la bimba nella lista d’attesa per il tampone, in quarantena, con obbligo di domicilio. Quindi uno di noi genitori dovrà restare a casa dal lavoro fino all’esito del tampone».
L’AUTODICHIARAZIONE Nell’autodichiarazione assenza da scuola per motivi di salute non sospetti per Covid-19, infatti, la famiglia dell’alunno deve dichiarare che il figlio non ha presentato sintomi come: “febbre sopra i 37,5, tosse, difficoltà respiratorie, congiuntivite, rinorrea/congestione nasale, sintomi gastrointestinali (nausea/vomito/diarrea), mal di gola, cefalea mialgie”, ovvero il 95% dei disturbi che si manifestano nei bambini durante la scuola. I genitori sanno bene che questi sintomi possono essere legati anche a molto altro: una semplice infreddatura, una banale influenza ma anche un malessere psicologico, la tensione per un’interrogazione, un compito in classe o un’emozione forte, compreso il primo giorno di scuola. «Io e mia moglie lavoriamo entrambi e abbiamo un’altra figlia più piccola – spiega il padre di Carlotta - stare in casa per la quarantena di nostra figlia comporterà pesanti conseguenze nel lavoro».
Quanti casi come quello di Carlotta si verificheranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi? Il personale scolastico rispetta le direttive e chiede l’autodichiarazione, che fa parte della circolare della Regione che a sua volta applica le indicazioni del Ministero della Salute. Il timore è che al senso di responsabilità che si chiede alle famiglie si sostituiscano invece dichiarazioni false per non avere complicazioni. La senatrice del M5s Orietta Vanin, già assessore alle Politiche educative di Mira, è stata informata della vicenda: «Ho segnalato la questione dell’autodichiarazione inserita nella circolare della Regione sia al Miur che alla commissione – spiega la Vanin. – E’ assurdo che in Veneto si chieda l’autodichiarazione dopo un solo giorno di assenza e in Emilia Romagna o nel Lazio dopo 3 giorni di assenza. Gli indirizzi del Governo sono chiari ma possono essere applicati dalle Regioni in senso restrittivo e qui si apre un problema di competenze». «Bisogna avere attenzione e buon senso – sostiene il sindaco di Mira Marco Dori, subito informato della vicenda di Carlotta – per non rendere una situazione già complessa come il rientro a scuola ancora più complicata. Auspico quindi che vi possano essere correttivi per venire incontro alle famiglie».
Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 11:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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