L’ex colonnello della Finanza: «Rolex, soldi e cene? Solo ingenua esuberanza»

Venerdì 29 Novembre 2019 di Gianluca Amadori
L'ex colonnello della Finanza Vincenzo Corrado
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VENEZIA - Più di tre ore di strenua difesa, per negare di essere un corrotto e ammettere soltanto qualche ingenuità e millanteria, dovuta ad un carattere esuberante.
L’ex colonnello trevigiano delle Guardia di Finanza, Vincenzo Corrado, ha accettato di rendere esame, ieri mattina, al processo per lo scandalo delle presunte mazzette all’Agenzia delle entrate, in corso di fronte al Tribunale di Venezia. Ma l’immagine di ufficiale «ligio alle regole», sostenuta con determinazione e una buona dose di spavalderia, ha scricchiolato decisamente di fronte alle intercettazioni lette in aula dal pm Stefano Ancilotto, alle quali Corrado più di una volta non ha saputo fornire spiegazioni convincenti.
 
IL ROLEX E L’AZIENDA
Il rappresentante della pubblica accusa è riuscito a metterlo in difficoltà innanzitutto chiedendogli conto di un orologio Rolex, sequestrato a casa sua nel corso delle indagini, che la Finanza ha scoperto essere stato acquistato nel 2010 dall’azienda trevigiana “Pasta Zara spa”, all’epoca sotto verifica fiscale, in un periodo nel quale, fatalità, il colonnello prestava servizio proprio a Treviso. Episodio ormai prescritto, su cui Corrado si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma che secondo la Procura dimostra un comportamento non occasionale dell’ex ufficiale.
Singolare anche la vicenda di un accesso all’anagrafe tributaria effettuato per accertare la capacità finanziaria di una donna che girava con abiti di lusso e una costosa vettura, con l’obiettivo di verificare l’opportunità di frequentala: «Controllo per motivi d’ufficio», ha cercato di giustificarsi Corrado, sostenendo l’improbabile versione secondo cui, in qualità di finanziera, era suo potere effettuare accessi alla banca dati su chiunque. Evidentemente anche in assenza di specifiche indagini o accertamenti in corso. Altri due accessi l’ex colonnello ha ammesso di averli effettuati per motivi personali, per aiutare amici.
La Procura ha poi chiesto spiegazioni delle numerose «cene conviviali» alle quali il colonnello era solito partecipare assieme ad imprenditori vari, nelle quali casualmente, oltre che di calcio e donne, si discuteva di accertamenti fiscali e di persone da far assumere. E ancora, delle ingenti somme di denaro ricevute in nero dal titolare della Baggio trasporti di Mestre: «Nessun atto illecito, quei 20 mila euro erano il compenso per una consulenza da me prestata in qualità di commercialista - ha spiegato Corrado - Ho sbagliato a non dichiararli, ma non potevo mettere in difficoltà Baggio...». Per il pm Ancilotto si tratta invece della ricompensa per l’aiuto prestato ad ottenere una riduzione della sanzione fiscale da pagare.
CATTOLICA ASSICURAZIONI
Uno dei capi d’imputazione riguarda i contatti intrattenuti con i vertici della Cattolica assicurazioni di Verona, nel periodo in cui la società era sotto accertamento fiscale, conclusosi con contestazioni milionarie da parte delle Fiamme Gialle. Corrado ha ammesso di essersi interessato alla vicenda, parlandone all’allora dirigente delle Entrate del Veneto, Cristian David. A presentargli i vertici di Cattolica sarebbe stato l’ex giudice tributario Cesare Rindone, arrestato nel 2017 e uscito dall’inchiesta patteggiando 11 mesi e 10 giorni per traffico di influenze illecite. Di fronte alle intercettazioni dei loro colloqui, l’ex colonnello ha dichiarato che erano solo vanterie, che «recitavano una commedia» e in realtà non intervennero in alcun modo per aiutare Cattolica a ridurre le somme da pagare. Corrado non è riuscito a spiegare, però, per quale motivo il manager Giuseppe Milone gli consegnò due Rolex nel 2017: uno era destinato a David, ma l’ex colonnello ha ammesso di non averglielo mai consegnato. «David era specchiato, ha sempre operato per riscuotere il più possibile per lo Stato», ha assicurato. L’amico finanziere di cui lui e Rindone caldeggiarono l’assunzione è Mauro Ginesi, ex collaboratore dell’allora sindaco di Verona, Flavio Tosi: «Era bravo, Cattolica lo ha assunto per quello», ha garantito Corrado. Il pm Ancilotto ha evidenziato come il suo curriculum fosse rimasto fermo per anni prima della “spintarella”.
LE ASSENZE DALL’UFFICIO
All’ex colonnello viene contestato anche di aver dichiarato il falso nei prospetti delle presenze al lavoro, risultando presente in 47 ore nelle quale era fuori a pranzo con amici o incontrava imprenditori. «Un mero errore nella compilazione - si è giustificato - Sono indignato di questa accusa: nello stesso periodo ho fatto almeno 80 ore di straordinario che non ho mai recuperato...»
L’esame di Corrado proseguirà il 19 dicembre; nella stessa udienza saranno ascoltati anche David e la commercialista trevigiana Tiziana Mesirca.
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Ultimo aggiornamento: 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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