Canali lisci come l'olio, calli e campi deserti: l'altra faccia di Venezia Le immagini

Domenica 1 Marzo 2020 di Michele Fullin
Canali lisci come l'olio, calli e campi deserti: l'altra faccia di Venezia
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Coronavirus Venezia. La domanda ormai è una sola: fino a quando la città potrà reggere questa situazione? I negozi sono desolatamente vuoti anche nelle zone più centrali, per non parlare di alberghi e ristoranti, dove ai titolari verrebbe da piangere pensando alle migliaia di euro (in alcuni casi, svariate) che ogni giorno si perdono a causa delle disdette e del timore di nuove prenotazioni. Eppure si respira un'aria diversa rispetto a una settimana fa e la gente non indossa più le mascherine. Gli unici ancora a farlo sono alcuni turisti orientali, ma non si capisce se lo facciano per timore di contagiare altri venendo dalla Cina o da luoghi vicini o di essere contagiati. Ipotesi, quest'ultima, improbabile, visto che della corruzione dell'aria come veicolo di malattie si parlava ai tempi della Peste nera del 1348.
 

 


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CANAL GRANDE
L'immagine più emblematica della situazione è quella del canal Grande. Senza turismo, il traffico acqueo ha subito una contrazione senza precedenti tanto che il canale sembra un olio la maggior parte del giorno. I vaporetti, quasi vuoti, non hanno bisogno di correre per recuperare il tempo perduto durante gli imbarchi. I taxi lavorano pochissimo da parecchie settimane e quindi non corrono, ma neppure si muovono. Le barche da trasporto stanno cominciando anch'esse ad accusare i colpi di un'economia cittadina in contrazione e anche loro circolano di meno e in numero minore. Considerato il fatto che il traffico privato è sempre stato marginale, si può ora dire con certezza che moto ondoso e congestione delle strade d'acqua dipendono dal turismo per il 90 per cento. Come l'economia veneziana, peraltro. 

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MONOCULTURA
Il fatto che quasi ogni posto di lavoro in città dipenda dal turismo sta portando a conseguenze che a lungo andare potrebbero essere devastanti. Alcuni negozianti hanno colto l'occasione per chiudere e mettersi in ferie. È il caso di alcuni esercizi gestiti da cinesi, come i market di San Tomà e all'Accademia, ma anche di molti bar e ristoranti. Altri non lo possono fare per tanti motivi e passano la giornata aspettando un cliente. Tra gli alberghi si sta cominciando a pensare di chiudere per un po'. Anzi, tra i pochi che ancora lavorano 8-9 mesi l'anno, c'è chi ha aperto solo per Carnevale e poi ha chiuso nuovamente. Questo però lo si può fare solo nelle aziende a gestione familiare. Gli altri stanno uno ad uno mettendo in ferie il personale, avendo un'occupazione delle camere ai minimi termini. Per cercare di recuperare qualcosa, ieri giravano prezzi per camera inferiori ai 100 euro per alberghi importanti a 4 stelle. Alcuni tre stelle centrali sono più vicini ai 50 euro a notte, colazione inclusa. Prezzi che a ottobre si vedevano solo negli alberghi di via Ca' Marcello.

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LE DISCUSSIONI
Tra le raccomandazioni che vengono fatte più di frequente c'è quella di non prendere mezzi pubblici.
In effetti, i vaporetti Actv viaggiano da giorni semivuoti, tanto che ieri mattina attorno alle 8.30 i verificatori entrati in battello per un controllo biglietti erano più numerosi dei passeggeri. Visto che non ci si muove più, le discussioni sul turismo si sono spostate sui social, dove adesso prevalgono i rimpianti tra chi ha sempre odiato i turisti e adesso si trova a sperare che i turisti tornino per rendere un po' più viva la città. In effetti, a parte i musei chiusi, per i prezzi e per la vivibilità, questo per un turista sarebbe un momento irripetibile per visitare Venezia e leggerla senza che vi siano comitive da tutte le parti che ne impediscono la lettura.

Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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