Coronavirus. Morto il paziente 1 del Veneziano. ​Una vita tranquilla sconvolta da quel contagio misterioso

Lunedì 2 Marzo 2020
Coronavirus. Morto il paziente 1 del Veneziano. Una vita tranquilla sconvolta da quel contagio misterioso
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Coronavirus a Mira, morto il paziente 1 del Veneziano. È morto nel reparto di Rianimazione dell'ospedale di Padova, dove era ricoverato in Terapia intensiva dallo scorso 22 febbraio: terzo caso di coronavirus in Veneto, dopo i due iniziali di Vo' Euganeo, e primo in provincia. Mario Veronese, pensionato di 67 anni, residente a Oriago di Mira non ce l'ha fatta: ma il suo decesso, almeno per il momento, non è ricondotto al contagio, tanto che nell'aggiornamento serale diramato dalla Regione sull'emergenza epidemia, il numero delle vittime rimane fermo a due.
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«Un pezzo d'uomo, grande e grosso, buono e gentile con tutti». Questo il ritratto che molti, costernati, fanno in paese di Mario Veronese, 67 anni, deceduto ieri, in ospedale, a Padova, il primo colpito dal coronavirus in provincia di Venezia. Una esistenza serena, da pensionato, sconvolta da un contagio misterioso, sulle cui origini si cerca ancora di indagare. E tuttavia non sarebbe stato direttamente il covid-19 a stroncarlo, ma un'emorragia cerebrale, secondo quanto riferisce la Regione.
 
UNA VITA TRANQUILLA
Mario Veronese abitava in via Ghebba, a Oriago, con la moglie Donatella. A pochi metri la dimora della figlia Giorgia e della sua famiglia. Aveva anche un altro figlio, Manuel. Ex muratore, aveva lavorato anche come conducente di autobus, e da alcuni anni era in pensione. Una vita piana, la sua, sbrigava lavoretti in casa, usciva per prendere il pane e fare la spesa oppure con la moglie per qualche commissione. Spesso accudiva i nipoti e li portava in passeggiata, a piedi o in bicicletta. «Quei bambini erano la sua vita - ricorda il figlio di un'amica di famiglia, Daniele Veronese, stesso cognome, ma nessuna parentela - era orgoglioso di loro, li accompagnava a scuola, si informava sulle lezioni, li portava in giro, li faceva giocare. E loro volevano bene al nonno. Lo vedevo uscire a fare la spesa, credo anche che a volte facesse da mangiare. Mi dispiace molto». Come avevano preso i suoi cari la questione del contagio e il ricovero in ospedale? «Erano molto preoccupati, ovviamente, ma penso contassero sulla sua forte fibra».

IL DOLORE DELLA COMUNITÀ
Una vita tranquilla, si diceva, fatta di un circolo ristretto di conoscenze e di abitudini e proprio per questo quando si è appreso che aveva contratto il virus Covid-19 la cosa ha suscitato stupore, perché non si riesce a capire come possa essere stato raggiunto dall'infezione. I vicini che frequentavano la coppia, i giorni successivi al ricovero di Mario, non sono stati nemmeno sottoposti al test perché anche i famigliari più stretti erano risultati negativi al tampone. In questi giorni di attenzione e tensione mediatica i parenti e gli amici più intimi hanno creato un cordone di riservatezza attorno al pensionato.

IL CORDOGLIO DEL SINDACO
«Un grande dolore, mi dispiace profondamente - ha commentato ieri il sindaco di Mira, Marco Dori - In questo momento così difficile, non posso che esprimere alla famiglia il mio cordoglio personale e quello di tutta l'amministrazione e dell'intera comunità; diamo la nostra piena disponibilità per qualsiasi necessità. Non avremmo mai immaginato di vivere una situazione di questo tipo, ma ormai è chiaro che questa emergenza, per essere superata, richiede la piena collaborazione tra istituzioni e cittadini. Per il resto ci atteniamo alle misure fissate dalle autorità. Continuiamo a vivere la città, con le prudenze indicate dal Ministero».
L.G.

Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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