Coronavirus, reinfezione. ​Il rapporto del Ministero: «Veneto a basso rischio»

Domenica 10 Maggio 2020 di Angela Pederiva
Coronavirus. Il rapporto del Ministero: «Veneto a basso rischio»
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VENEZIA - Al termine della settimana inaugurale della fase 2, il Veneto registra un «rischio basso», in termini sia di «probabilità» che di «impatto» di una minaccia sanitaria. A dirlo sono i primi riscontri del monitoraggio regionale condotto dal ministero della Salute e dall'Istituto superiore di Sanità, dai cui risultati dipendono le riaperture differenziate nei diversi territori. Il documento, che Il Gazzettino ha potuto visionare, è aggiornato al 6 maggio ed è intitolato Report 0: situazione alla fine del lockdown, dopodiché l'analisi sarà ripetuta settimanalmente sui vari indicatori contenuti in tre macro-aree.

CAPACITÀ DI MONITORAGGIO
La prima riguarda la capacità di monitoraggio della Regione, intesa come efficienza dei sistemi di sorveglianza sull'andamento del contagio, partendo dal fatto che fra il 1° e il 5 maggio il Veneto ha registrato 205 nuovi casi, di cui 139 riguardanti con persone con più di 50 anni. Svariati i parametri che vengono analizzati. Per esempio il numero di sintomatici notificati di cui l'apparato veneto ha saputo specificare la data di inizio dei sintomi: 1.391 su 2.218, cioè il 62,7% del totale. Poi c'è la quantità di malati di cui la macchina regionale è stata in grado di ricostruire la storia del ricovero in ospedale, indicando il giorno dell'ingresso in area non critica: 1.057 su 1.063 (99,4%). Lo stesso è stato chiesto per i degenti della Terapia Intensiva e qui il Veneto segna il 100%: 81 su 81. Infine il numero di casi di cui la struttura è riuscita a riportare il Comune di domicilio o residenza: 5.732 su 5.744 (99,8%). Ma qual è la soglia da raggiungere? «Almeno il 60% con trend in miglioramento»: esame superato.

CAPACITÀ DI ACCERTAMENTO
Il secondo settore di valutazione concerne la capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti. Il tempo mediano che intercorre l'inizio dei sintomi e il momento della diagnosi è di 5 giorni, rilevato in 48 casi considerando proprio la data in cui si è manifestata la sintomatologia e in altri 100 quella in cui è avvenuto il prelievo, motivo per cui gli analisti ministeriali annotano che questo indicatore «non è al momento pienamente valutabile». Ad ogni modo l'obiettivo atteso è esattamente quello: «Mediana settimanale = 5 giorni». Quindi risulta soddisfatta anche questa seconda richiesta, peraltro in coerenza con l'alto rendimento espresso dalla Regione pure nello svolgimento dei tamponi, com'è emerso anche dall'indagine della Fondazione Gimbe: con una media giornaliera di 166 test ogni 100.000 abitanti, il Veneto viaggia in seconda classe insieme a Trentino, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, mentre Sardegna, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia stanno in quinta e ultima fila con valori compresi fra 53 e 37.

STABILITÀ DI TRASMISSIONE
La terza area comprende la stabilità di trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari, misurata secondo alcuni aspetti. Ad esempio il numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni. Con 694 infetti dal 29 aprile al 5 maggio e altri 1.304 dal 22 al 28 aprile, il Veneto segna un calo del 46,8%, rispettando quindi appieno l'aspettativa di un «trend settimanale in diminuzione o stabile». Questo stesso obiettivo viene centrato pure nella quantità di casi comunicati con le date di diagnosi, prelievo e sintomi: la riduzione è del 46,8%, con 487 contagi fra 29 aprile e 5 maggio, rispetto ai 916 fra 22 e 28 aprile. C'è poi la questione Rt, cioè l'indice di propagazione del contagio durante questa fase, che risulta pari a 0,53 (una persona ne infetta poco più di mezza), ben al di sotto della richiesta ministeriale secondo cui il valore deve essere «calcolabile e =1 in tutte le regioni».Per poter riaprire, bisogna che i nuovi focolai di trasmissione registrino un «mancato aumento»: ebbene in Veneto sono zero. Il tasso di occupazione dei posti letto di Terapia Intensiva per pazienti Covid-19 è del 12%, molto al di sotto della soglia fissata al 30%, così come quello relativo ai degenti in area medica è del 18%, quando il massimo è fissato al 40%. Terza prova passata.

BUON AUSPICIO
Incrociando tutti questi indicatori, gli algoritmi arrivano a un risultato che per il Veneto pare suonare di buon auspicio per una promozione, in una scala che può andare da «molto basso» a «molto alto»: «La valutazione del rischio realizzata in base ai dati forniti evidenzia una bassa probabilità ed un basso impatto portando ad una classificazione del rischio settimanale bassa di una trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 sul territorio regionale».
Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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