Avventuroso rientro di Sofia dal Texas: «Preso in extremis l'ultimo aereo»

Domenica 5 Aprile 2020 di Luca Bagnoli
Sofia Dalla Vecchia, 18 anni
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NOALE - È rientrata in Italia mercoledì. Ad aspettarla in aeroporto c'era papà Paolo, che l'ha riportata a casa, a Noale. Sofia Dalla Vecchia, 18 anni, studentessa del 4. anno al liceo linguistico Majorana-Corner di Mirano, ha trascorso gli ultimi 8 mesi negli Stati Uniti, a Caddo Mills, in Texas. Poi è arrivato il Covid-19.

Sofia, perché si trovava Oltreoceano?
«Facevo l'anno di scambio, ospite di una famiglia, frequentando la scuola del paese. Un'esperienza molto positiva, ma in un lampo è cambiato tutto».

Le sue conoscenze locali che percezione hanno dell'emergenza sanitaria italiana?
«Sono consapevoli del nostro dramma, ma per il momento non fanno quasi nulla per evitare che diventi anche il loro».
Quali misure restrittive sono in vigore?
«In Texas non ci si può ritrovare in più di dieci persone, ma pochi rispettano il divieto. I negozi sono aperti, le scuole chiuse, e dunque seguivo le lezioni online. Dove ho vissuto io, quindi lontano da New York, non hanno ancora capito la gravità della situazione. La famiglia che mi ha ospitato, per esempio, avrebbe voluto tenermi lì».
Il suo anno all'estero doveva terminare a fine maggio, chi ha deciso il rientro anzitempo?
«L'agenzia americana che seguiva il progetto, preoccupata per gli ultimi sviluppi e per la mia copertura sanitario-assicurativa, ha contattato l'omologa italiana, e insieme mi hanno comunicato che avevo due settimane per tornare a casa, così hanno organizzato tutto».
Ci racconta le tappe del rientro?
«La famiglia mi ha accompagnato a Dallas, circa quaranta minuti di macchina. L'aeroporto era deserto, e il personale non aveva né guanti né mascherine. Sul volo che mi ha portato a New York c'erano al massimo dieci persone. Ma quello che mi ha sconvolto di più è stato il Jfk vuoto. Lo scalo è durato tre ore. Poi mi hanno misurato la febbre, e fatto compilare un modulo in cui mi dichiaravo a conoscenza della quarantena che avrei dovuto iniziare una volta atterrata. Alla fine sono partita, tratta diretta per Roma».
Che situazione ha trovato a bordo?
«Erano tutti italiani, soprattutto studenti, un volo Alitalia al completo. La ragazza romana seduta vicino a me veniva dall'Illinois, era il terzo giorno che provava a tornare, continuando a dormire in aeroporto perché cancellavano i voli. Poi ho sentito una hostess dire che fino a quel momento avevano sempre imbarcato non più di 150 passeggeri, la metà della capienza, per lasciare lo spazio di sicurezza, ma questa volta avevano deciso per il carico massimo, trecento persone, perché poi avrebbero bloccato tutte le partenze».
Indossavate i dispositivi di sicurezza?
«Sì, guanti e mascherine, era obbligatorio, non potevamo toglierli per nessuna ragione».
Lei è sbarcata a Fiumicino: come è stata accolta?
«La polizia aveva le protezioni, ed erano tutti stupiti nel vedere così tante persone scendere dal volo, senza poter mantenere il metro fra l'uno e l'altro. Ci hanno messi in fila, rispettando il distanziamento. E abbiamo firmato un'altra autocertificazione sull'isolamento fiduciario».
Le hanno misurato la temperatura?
«No, a nessuno è stata misurata. Non erano presenti nemmeno scanner, o apparecchiature del genere. E non ci hanno fatto domande sulle nostre condizioni di salute».
Come trascorre la quarantena?
«Vivo isolata, al piano terra, con un bagno esclusivamente per me. Sono contenta di essere a casa, mi dispiace solo, dopo tanto tempo, di non aver potuto salutare la mia famiglia come avrei voluto, con un grande abbraccio».
Continuerà a seguire le lezioni online?
«Sì, quelle americane, per ottenere il diploma e dare un senso compiuto alla mia esperienza, fatta di sacrificio e impegno, bruscamente interrotta dalla pandemia».
 
Ultimo aggiornamento: 14:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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