Coronavirus, Alajmo e Cipriani: «Il peggio arriverà proprio al momento delle riaperture»

Lunedì 20 Aprile 2020 di Claudio De Min
I fratelli Alajmo
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«L'anno scorso ho fatto 70 voli, fra Parigi, il Marocco, il Sudafrica, gli Stati Uniti e Londra. Se provassi a contare i giorni in cui sono stato a casa credo siano meno di quelli passati altrove. In certi momenti il mio pensiero, quasi un sogno, era: vorrei stare un mese chiuso in casa, senza vedere nessuno, senza fare nulla. Sono stato esaudito... Peccato che dal punto di vista economico sarà un riposo che pagheremo tutti a caro prezzo».

Dalla sua casa di Venezia, fra un film e un libro, telefonate e riunioni di lavoro in videoconferenza, un'intervista, un sigaro in terrazza e l'immancabile Martini giornaliero rigorosamente nel classico bicchiere firmato Harry's Bar -, Raffaele Alajmo, a capo dell'omonimo gruppo della ristorazione che va da Padova a Venezia, da Parigi a Marrakech, cerca di scovare i lati meno deprimenti della serrata. 
E prova a pensare, come d'abitudine, in positivo: «Venezia, per la sua struttura, la sua vocazione fortemente turistica e la ridotta dimensione abitativa soffrirà più di altre, ma potrebbe anche essere l'occasione di fare un po' di pulizia. Non so quante saranno le attività in grado di rimettersi in piedi rapidamente, certo non quelle che vivono esclusivamente di finti cuochi e cibo surgelato purtroppo la maggioranza in città - oppure sulla paccottiglia. Avranno più chance le botteghe di qualità, di storia. Perchè, siamo chiari: prima di rivedere il turismo internazionale da queste parti ci vorrà un sacco di tempo».

Raffaele è stato protagonista, sabato sera, di un super dibattito a tre voci e ovviamente in streaming - organizzato da Venezia Eventi su Facebook e condotto da Fabio Busetto che ha coinvolto anche il fratello Massimiliano, chef tre stelle Michelin a Rubano (Pd) a Le Calandre, e supervisore di tutte le cucine del gruppo, e anche Arrigo Cipriani, mitico patron dell'Harry's Bar. Un'ora e mezza con tre tenori della ristorazione lagunare a parlare di Italia e soprattutto di Venezia, di futuro e speranze.
«La ripartenza sarà difficile - sostiene Raffaele -, a Venezia la maggior parte dei locali sono piccoli, se dimezzi il numero di coperti per molti sarà impossibile sopravvivere. Sul piano individuale sarà fondamentale la collaborazione degli istituti di credito perché ciascun operatore possa rinegoziare il proprio debito. Detto che dovremmo aiutarci soprattutto da soli, servirà anche un concreto supporto istituzionale. Per ora l'unico aiuto da parte del Comune è stata la sospensione dei plateatici, fino a quando non rimetteremo le sedie fuori. Solo che i canoni sono così elevati - in pratica raddoppiano l'entità degli affitti del fondo -, da rendere assolutamente antieconomico e del tutto insensato riaprire i plateatici in assenza di turismo. Col risultato di avere una piazza, e anche un città, deserta e triste. Credo che sul tema il Comune dovrà fare una riflessione che vada oltre la momentanea sospensione degli affitti». 
Un'idea che trova la sponda immediata di Arrigo Cipriani: «Basterebbe calcolare il canone dei plateatici in percentuale ai relativi incassi, almeno fino a quando non si tornerà alla normalità. E ci vorrà tanto tempo. Perchè una cosa è certa: il peggio arriverà proprio al momento di ripartire».
Un'occasione anche per ripensare completamente la città, ripopolarla e riqualificarla. Sul primo tema Cipriani scorge la risorsa negli studenti universitari: «Bisogna fare in modo che questi ragazzi possano vivere la città di più, conoscerla e innamorarsene, offrendo loro alloggi comodi, confortevoli e a prezzo giusto. Se tu per cinque anni vivi nel disagio quando hai finito scappi, ma se sei stato bene, se ti sei integrato, ti verrà sempre voglia di tornare. In questo senso ho trovato controproducente, per non dire altro, il tanto enfatizzato ponte di collegamento fra la Ferrovia e San Giobbe, così la maggior parte degli studenti Venezia neppure la vedono, esattamente il contrario di quello che serve. E poi bisogna fare in modo che sia più facile muoversi. Penso ai traghetti da Parada che una volta erano dodici disseminati per tutta la città e adesso sono pochissimi e non si sa mai se sono attivi o sospesi così per non rischiare prendi il vaporetto, che in alta stagione è scomodo e spesso invivibile».
Fra i tanti temi quello del mercato di Rialto: «Era il cuore della città, è stato letteralmente distrutto» ha tagliato corto Cipriani. «Bisogna fare in modo che Rialto ritrovi la sua dimensione locale e artigianale, in una città che è sempre stata la capitale dell'artigianato in tutte le sue forme, cibo compreso. E questa può essere l'occasione per avviare un progetto serio che riporti Venezia nelle mani dei veneziani» ha aggiunto Massimiliano.
Fra passato e futuro, si è parlato del progetto di una Biennale del Gusto, ma soprattutto di ripartenza. «All'insegna della coesione, dell'unità, dell'aiuto reciproco, per ripresentare Venezia più forte, più ordinata, più pulita di prima, in una parola... più bella» - sostiene Massimiliano, genio della cucina, stregato anche lui dal fascino di una città unica e inimitabile e, quindi, da difendere a tutti i costi.
 
Ultimo aggiornamento: 21:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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