Coronavirus, gli psicologi a supporto dei medici in prima linea

Mercoledì 29 Aprile 2020
Foto PiXnio
CORONAVIRUS VENEZIA Timore, sospensione delle certezze, senso di isolamento, difficoltà di relazione anche a seguito delle regole di distanziamento sociale: sono sensazioni che qualcuno, anche tra i sanitari, può provare addirittura in modo costante, o in modo particolarmente intenso.
L’Unità Operativa di Psicologia Ospedaliera dell’Ospedale dell’Angelo, in collaborazione con la Cardiologia Riabilitativa di Noale, ha attivato un progetto che prevede uno spazio di ascolto psicologico dedicato agli operatori sanitari in prima linea, in particolare quelli delle terapie intensive e dei reparto Covid-19.
“Oggi c’è la tendenza a chiamarli ‘angeli’ o ‘eroi’ – sottolineano Rita Lorio, psicologa ospedaliera dell’Angelo, e Marzia Sarto, psicologa della Cardiologia riabilitativa di Noale – ma in realtà sono professionisti, operatori sanitari impegnati con professionalità, competenze, passione, rispetto per il proprio lavoro e per i pazienti. Sono donne e uomini che affrontano con dignità e la giusta dose di abnegazione quanto è accaduto negli ultimi due mesi e continua ad accadere; ma certo non sono ordinarie né la convivenza con situazioni emergenziali, né la necessità di lavorare indossando gli indispensabili ma pesanti dispositivi di protezione, che impongono procedure di vestizione e svestizione molto precise, alle quali rimanere molto attenti e concentrati. Né è ordinario convivere con ulteriori difficoltà di comunicazione con i pazienti, o incrociare con grande frequenza il tema del lutto, della solitudine, dell’ansia, della separazione, di pazienti e familiari. Eppure questi sono vissuti emotivi che gli operatori sanitari stanno quotidianamente affrontando”.
E’ a partire da questo quadro che le dottoresse Rita Lorio e Marzia Sarto hanno attivato uno spazio di ascolto psicologico dedicato proprio a questi contesti emotivi. “Gli obiettivi del progetto sono diversi: puntiamo in primo luogo – spiegano – ad aiutare gli operatori sanitari a defaticare la mente dalle emozioni intense e costanti e a ridurre lo stress accumulato durante il turno. Insegnamo loro tecniche di rilassamento che permettono poi di lavorare sugli aspetti cognitivi negativi che spesso tali contesti innestano. In sostanza, puntiamo a restituire agli operatori, dopo turni massacranti, la possibilità di ‘ricompattarsi’ emotivamente. Non si tratta di psicoterapia, ma di sostenere i nostri colleghi che meritano il giusto ascolto emotivo per essere pronti e concentrati a riprendere, non solo il turno successivo, ma anche a tornare alle loro famiglie emotivamente in equilibrio”.    
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