Coronavirus. Moira getta la spugna: «Nuove norme impossibili Io ho deciso di non aprire»

Sabato 30 Maggio 2020 di Davide De Bortoli
Coronavirus. Moira getat la spugna: «Nuove norme impossibili Io ho deciso di non aprire»
Troppi vincoli e troppi oneri, e c'è chi dice no già in partenza, scegliendo di non aprire neppure il centro estivo.

Tra questi Moira Tonetto, da 14 anni titolare di Simpatiche canaglie di San Donà, una struttura di mille metri quadrati suddivisa in due piani con annesso giardino di altri 400 metri, che offre servizi per l'infanzia, centro estivo, organizzazione di feste e servizio di baby-sitter serale. La struttura sulla base della normale normativa, precedente al virus era in grado di ospitare una cinquantina di bambini dai 3 ai 10 anni, ed era particolarmente attiva proprio con i centri estivi.

Tonetto prima di riavviare l'attività ha fatto alcune verificate e ha concluso che «non è conveniente riaprire in questo periodo. Mi sono rivolta anche a un legale per capire fin dove si estendesse la mia responsabilità: tirando le somme preferisco aspettare settembre». La titolare del baby-parking spiega che le nuove norme prevedono «l'obbligo di un educatore per ogni gruppo. Significa che serve una persona ogni cinque bambini dai 3 ai 5 anni, la fascia di cui mi occupo di più. Inoltre essendo la responsabile della sicurezza dovrei occuparmi del triage all'ingresso, della compilazione dei registri di entrate e uscite, della sanificazione continua eccetera... e per questo non potrei occuparmi dei bambini, dovendo anche controllare il distanziamento».

COSTI LIEVITATI
Un aspetto importante è il costo del servizio. «I costi nuovi consistono nella sanificazione di ambienti e impianti di climatizzazione, corsi per i dipendenti, modifica del documento di valutazione rischi, acquisto di guanti, mascherine e visiere per tutti, oltre a porta gel, divisori e soprattutto stipendi e contributi per cinque dipendenti. Dovrei far pagare 150 euro a settimana per mezza giornata ad ogni famiglia solo per coprire le spese. Poi alle rette si deve togliere l'Iva al 22%, in quanto la mia attività è inquadrarla come commerciale, nonostante si tratti di un servizio. E non essendo un'associazione non posso disporre di volontari ma solo di dipendenti».

Quindi per ottenere un guadagno «dovrei organizzare un doppio turno pomeridiano sempre con gli stessi bambini, altrimenti servirebbe altro personale. Mi chiedo, però quale genitore iscriverà il figlio per l'intera giornata viste le tariffe. Ho sempre offerto 12 ore di servizio e flessibilità di orari. Ora non potrei più farlo, dovrei imporre orari fissi, non accessibili ad esempio a chi lavora come commesso. Forse è meglio una babysitter in casa, piuttosto che penalizzare i bambini». Un altro aspetto, secondo Tonetto «è analizzare l'aspetto morale, emotivo, e la motivazione che porta a lavorare con i piccoli: le regole previste non sembrano adatte ad un centro estivo ma ad un recinto per pecore. Ho proposto al Comune e alle associazioni di utilizzare la mia struttura e il pacchetto clienti per fare loro i centri estivi ma non ho ancora ricevuto risposta». 
Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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