Coronavirus Mestre. La paura del contagio ferma tutto ma non il gioco: sale slot ancora a pieno regime

Venerdì 28 Febbraio 2020 di Davide Tamiello
L’allarme Covid 19 non ha fermato i giocatori: le sale da gioco, sia quelle dedicate sia quelle all’interno dei bar e esercizi pubblici, continuano a lavorare a pieno regime
Coronavirus Mestre. La ripetitività dei gesti ricorda una catena di montaggio. Occhi fissi sullo schermo, mentre le combinazioni si intersecano a ripetizione per pochi (ma interminabili) secondi, per poi rimettere mano al portafoglio e tornare alla ricerca del bacio della dea bendata. Il coronavirus non ferma il gioco: nelle sale slot della città (soprattutto quelli all’interno di bar e locali) si continua a puntare in attesa del jackpot. I locali sono tanti: uno degli ultimi censimenti della prefettura, nel 2016, subito dopo il nuovo regolamento del Comune che dettava regole più stringenti per licenze e orari, ne aveva registrati 384.

Alla Gazzera, per esempio, dove risiede uno degli anziani contagiati dal Covid-19, ce ne sono tre nel raggio di 500 metri. L’ipotesi delle autorità sanitarie è che l’80enne possa aver contratto il virus in una di queste sale giochi, luoghi che l’uomo, a quanto pare, frequentava abitualmente. Proprio come gli altri tre anziani infettati in centro storico: anche loro, a quanto pare, avevano una passione per le slot. Sì, la maggior parte dei bar con le macchinette è a gestione cinese, ma questo in realtà è un fattore marginale. La realtà è che si tratta di locali piccoli, molto frequentati, affollati in alcune fasce orarie: condizioni ideali, per la trasmissione di un virus.

La notizia del contagio, però, sembra non aver sfiorato i giocatori: le slot, per alcuni, sono un pretesto da alternare a un bicchiere di vino o a una sigaretta in compagnia di amici. «Il coronavirus? Non mi risulta che quel signore frequentasse il nostro bar - commenta Claudio, 63 anni, fuori da uno dei bar alla Gazzera - non ci preoccupa minimamente questa influenza, passerà come tutte le altre. Per me questo è un punto di ritrovo per passare qualche ora in compagnia, non vedo perché dovrei rinunciarci». I bar, e le relative sale giochi, qui sono pieni

In via Piave e in zona Stazione, altra area in cui i bar cinesi e i punti per giocare proprio non mancano, un minimo di flessione c’è stata. Meno giro rispetto a prima, assicurano i commercianti, ma almeno restano i clienti fissi. «Vengo a giocare spesso, per me è un divertimento e un diversivo - racconta Gianni, 72 anni - la settimana scorsa ho vinto 150 euro per esempio. È una bella soddisfazione quando succede, basta non esagerare». «Non c’è nessuna certezza che sale slot e bar siano collegate al virus - aggiunge Pietro, 44 anni - se ci pensate bene parliamo di una persona, quattro con quelle di Venezia: quante sale slot ci sono? E quante persone ci sono entrate negli ultimi due mesi?».

DIPENDENZA
D’accordo, lo svago e il tempo libero, ma non va dimenticato che il gioco è, a determinate condizioni, una patologia. Stando ai controlli della polizia locale, la maggior parte dei clienti di queste strutture sono principalmente anziani, dato confermato anche dalle statistiche del Serd. Stando ai dati di un sondaggio dell’Ulss 3, infatti, i più a rischio dipendenza da gioco sono gli over 65. Se in Italia si conta un 5,6% di giocatori anziani a rischio ludopatie, nel territorio dell’hinterland mestrino per esempio, la percentuale sale al 12. Il collegamento tra abuso di gioco e di alcol, inoltre, si presenta nel 23% dei giocatori a rischio. Il secondo aspetto è che, appunto, l’utilizzo di queste macchinette improvvisate, viene preferita di gran lunga alla frequentazione di sale da gioco dedicate come, per esempio, il casinò. La casa da gioco, infatti, è un ambiente più esposto rispetto ai bar, dove l’azzardo resta sullo sfondo e non è necessariamente l’attrazione principale del locale. 
Ultimo aggiornamento: 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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