Coronavirus, in due mesi persi 50mila posti di lavoro dipendente

Mercoledì 22 Aprile 2020
Coronavirus, in due mesi persi 50mila posti di lavoro dipendente
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VENEZIA - Dati allarmanti dal monitoraggio di Veneto Lavoro sugli effetti causati dall'emergenza Covid-19 sull'occupazione dipendente in Veneto. A quasi due mesi dall'introduzione delle prime misure restrittive da parte del Governo, la perdita dei posti - nel lavoro dipendente - è salita a circa 50mila unità, tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva, pari a circa il 3% dell'occupazione dipendente complessiva. Una media di 6mila posti di lavoro persi ogni settimana.  

I DATI
Il calo è completamente imputabile al crollo delle assunzioni (-60% rispetto all'anno precedente) che ha coinvolto tutte le tipologie contrattuali: la differenza con il saldo del corrispondente periodo 2019 è pari a meno settemila per i contratti a tempo indeterminato, meno 4.400 per l'apprendistato, meno 39.500 per i contratti a termine.   Gli stessi effetti si riscontrano in altre tipologie contrattuali, quali il lavoro intermittente (meno 9.600 posizioni lavorative), i tirocini (meno 4.700) e le collaborazioni (meno 650). Anche i primi dati sul lavoro somministrato, relativi al mese di marzo, sembrano prefigurare un drastico calo delle assunzioni.
Si conferma invece la dinamica positiva del lavoro domestico (+1.800), per il quale si può ipotizzare che la necessità di documentare e giustificare gli spostamenti, così come la possibilità di accedere al voucher alternativo al congedo parentale, abbiano portato all'emersione di rapporti di lavoro finora svolti in modo irregolare. La crescita dei contratti di lavoro domestico è stata particolarmente evidente nel mese di marzo, per poi esaurirsi gradualmente ad aprile.

LE REAZIONI
«Aspettavo con ansia questo secondo 'bollettino di guerra', perché tutti i tavoli di confronto di settore o generali ci stanno restituendo un quadro drammatico, di una pesantissima situazione sul piano occupazionale», afferma l'assessore regionale al lavoro Elena Donazzan.   Il turismo è risultato da subito il settore più esposto agli effetti della pandemia e ha lasciato da solo sul terreno quasi 24mila posti di lavoro, scontando, a partire dall'inizio del mese di aprile, il mancato avvio delle assunzioni per la stagione estiva.

In difficoltà anche il tessile-abbigliamento, il legno-mobilio, le produzioni in metallo, le attività professionali e l'editoria. Agricoltura, industria alimentare, sanità, servizi sociali e industria farmaceutica si confermano i pochi comparti che riescono a contenere il calo delle assunzioni, con contratti di lavoro dipendente, attorno al 20%.  

Ultimo aggiornamento: 18:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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