Il "re delle discoteche" della Marca e di Jesolo: «Urgente aprire almeno pizzerie e piscine»

Mercoledì 29 Aprile 2020 di Denis Barea
Renzo Venerandi

 TREVISO «Sapete cosa vi dico? Le riaperture fatte cosi sono una cosa senza senso e gli aiuti alle imprese una colossale presa in giro». Ne ha per tutti Renzo Venerandi, re delle balere nel Veneto e non solo, con centinaia di migliaia di euro di fatturato tra Casa di Caccia e Odissea, solo per citare due delle attività in provincia di Treviso, e il Marina club a Jesolo, azzerati dal 23 febbraio scorso.

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Vi aspettavate di più dal governo?
«Certo. Io dico: che senso ha riaprire il trasporto pubblico e non il ristorante? Ha ragione Zaia, con le giuste precauzioni si può aprire tutto. E le palestre, le zone all’aperto, le pizzerie e gli alberghi: quello che sta facendo il governo proprio non lo capisco, siamo fermi da più di due mesi, lo vogliono capire che così si uccide in intero settore? Perché ci sarà gente che il 1 giugno non riaprirà. Non gli conviene».

Quali misure di contenimento del virus potrebbero essere adottate?
«Le stesse che saranno adottate il 1 giungo e che potevano ben essere prese a maggio. Nei nostri locali gestiamo attività complesse che vanno oltre i divertimento del ballo, per il quale capisco che ci debbano essere dei tempi diversi per la “promiscuità“ della situazione che mette effettivamente a rischio la salute. Ma le pizzerie? Se ci sono diciamo 600 posti se ne mettono 300, seduti a un metro di distanza, magari due. Lo stesso per l’intrattenimento all’aperto, ad esempio la piscina. Ci dicano loro quante persone si possono far entrare noi lo faremo, con accessi controllati e regolamentati, dalle vasche agli spogliatoi. Ma ora è giusto ripartire e farlo subito, altri 2 mesi di chiusura sarà la fine».

Nel frattempo ci sono gli aiuti del governo
«Ma quali aiuti! La cassa integrazione, per chi non l’ha potuta anticipare, deve ancora arrivare e così si lasciano le famiglie in balia degli eventi. E i soldi per le imprese? Devo ancora trovare un imprenditore che abbia ricevuto le somme promesse, sommersi come siamo dalle scartoffie. Non c’è giorno che passa senza che il direttore della mia banca mi chiami perché sono stati aggiornate le pratiche burocratiche che servono per avere anche solo i 25mila euro che le Banche dovrebbero erogare con la garanzia dello stato. E ancora zero. A me la rata del mutuo non l’hanno sospeso perché scadeva il giorno prima dell’entrate i vigore della norma. Morale: non incassiamo nulla e le spese galoppano. In altri paesi gli aiuti sono arrivati a fondo perduto, qui no. Perché? Non ci sono i sodi. Ma allora ci lascino lavorare».

Che fine hanno fatto i suoi dipendenti?
«Ne ho 220, di cui 120 regolari. Per loro si è scelto la strada degli ammortizzatori sociali, ma 200 sono stagionali e per loro non c’è nulla. Sono cuochi, camerieri di sala, intrattenitori». Quanto è stata la perdita di fatturato? «Parecchie centinaia di migliaia di euro. Immaginate quali siano i costi di attività come le nostre tra mutui e spese varie. Una enormità di soldi che adesso dobbiamo tirare fiori noi, comprese le tasse che sono state solo rimandate. Ma è possibile pagare qualche cosa se nel frattempo si è speso ciò che si ha per sopravvivere? No, non è possibile. Nel nostro settore tanta gente paga i costi e quello che rimane lo usa per fare vivere le famiglie. Non stiamo male, certo, ma quanto si potrà resistere io non lo so». 

Ultimo aggiornamento: 15:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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