Cantante lirica cinese insultata tra le calli: veneziana da anni, lavora per la Fenice

Mercoledì 5 Febbraio 2020 di Elena Filini
La cantante Lika Bi
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VENEZIA - Psicosi da coronavirus. «Li ho visti da lontano. Avevo la mascherina e il cappello, ho cercato di stare più radente al muro possibile. Ma, puntuali, sono arrivati i commenti: “Vattene via, maledetta cinese. Ci infetti tutti”. Mi sono sentita morire».

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Lika Bi ha 27 anni e viene dallo Hubei. Vive a Venezia da 4 anni e tra poche settimane realizzerà il suo sogno: debuttare al Teatro Malibran in una produzione della Fenice. Ha vinto un’audizione importante, è stata la più brava. Da una settimana quasi però non può uscire di casa a causa della psicosi da Coronavirus e se lo fa indossa la mascherina anche se sta benissimo. Nonostante questo ieri pomeriggio, 4 febbraio, sul ponte dei Pugni, è stata oggetto di un atto di razzismo.

Cosa è successo?
«Stavo attraversando il Campo per andare verso il Conservatorio e il Teatro per le prove. Indossavo la mascherina anche se non ne ho alcun bisogno, cerco di mimetizzarmi e di non dare nell’occhio perché, fondamentalmente, ho paura. Un gruppo di ragazzi sui vent’anni ha iniziato ad insultarmi. Frasi irripetibili».

Cosa le hanno detto?
«“Venite qui a impestarci, tornatevene da dove siete venuti”. E poi insulti. Io non torno in Cina da un anno, questa è una cosa veramente assurda. Ma come faccio a spiegarmi con persone così aggressive?».

Qualcuno ha cercato di difenderla?
«Purtroppo no. C’era molto flusso in quel momento ma in effetti nessuno si è fermato».

Cosa è successo poi?
«Io ho accelerato il passo e sono sparita dietro l’angolo. Poi sono arrivata in Conservatorio e mi sono sentita meglio».

A Venezia ci sono molti cantanti di origine cinese, come vivete l’emergenza Coronavirus?
«Male perché quello di ieri purtroppo non è un caso isolato. Da una settimana ci guardano come se fossimo degli untori. Io in particolare, perché vengo da Hubei, la provincia focolaio del virus».

Come avete modificato la vostra quotidianità nelle ultime settimane?
«Usciamo il minimo indispensabile. In autobus la gente si sposta, nei negozi i commenti sono ricorrenti, per strada veniamo trattati come appestati. C’è molta paura ma anche molta disinformazione».

La sua famiglia dove si trova ora?
«Si erano spostati nello Hunan per il Capodanno cinese. Ora sono bloccati perché la regione è impenetrabile: dallo Hubei non si entra e non si esce. Il problema è che nel resto della Cina chi proviene da Wuhan è guardato con sospetto».

Com’è ora la situazione in Cina?
«Molto problematica, ma il Governo sta reagendo e si sta riorganizzando con nuovi ospedali gestiti da personale militare. I miei genitori non possono però al momento rientrare in casa per il pericolo del contagio. Li sento ogni giorno, cercano di tranquillizzarmi».

Tutto questo accade in quello che per lei questo dovrebbe essere un momento speciale.
«Proprio così, perché dopo tanto studio sono riuscita a vincere l’audizione per il debutto ne La Serva Padrona al teatro Malibran. Per me è una cosa di enorme significato, noi arriviamo dalla Cina con il mito di Venezia e del canto. Dopo anni di studio e di sacrifici mi hanno selezionata per il ruolo di Serpina. Una grande responsabilità per me. Le prove in teatro iniziano oggi e sono molto preoccupata perché questa situazione mi provoca un grandissimo stress, mentre dovrei essere serena per preparami ad una prova così importante».

Cosa si sente di dire ai Veneziani che ormai sono suoi concittadini dopo quest’ultimo episodio?
«Abito in Italia da 6 anni, a Venezia da 4, sono arrivata qui dalla Cina inseguendo un sogno e finalmente sto per realizzarne una piccola parte. Aiutatemi a vivere questo momento così importante della mia vita rispettandomi. Io non ho fatto nulla e non ho alcuna malattia. Essere nata nello Hubei non può essere una colpa».

 

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Ultimo aggiornamento: 15:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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