Coronavirus. I genitori-lavoratori: «Aziende aperte e scuole chiuse, troviamo una soluzione»

Mercoledì 22 Aprile 2020 di Angela Pederiva
Coronavirus, genitori al lavoro e scuole chiuse
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Da due mesi in Veneto sono forzatamente a casa poco meno di 700.000 bambini e ragazzi, fra cui circa 360.000 iscritti a nidi, scuole dell’infanzia e primarie, under 10 che secondo alcuni esperti non sarebbero in grado di rispettare autonomamente il distanziamento sociale, nella pur remota ipotesi in cui venissero riattivati i servizi educativi e scolastici. Se dal 4 maggio riaprirà la gran parte delle aziende e i genitori torneranno al lavoro, ma i nonni (per chi ce li ha) dovranno continuare ad essere protetti dal contagio, chi penserà ai più piccoli? È il grande nodo da sciogliere in una decina di giorni, motivo per cui già oggi pomeriggio l’assessore Elena Donazzan porterà il tema nella Conferenza delle Regioni, durante la video-seduta della commissione Istruzione e Lavoro.

LE ALTERNATIVE
Le due deleghe permettono all’assessore  Elena Donazzan di vedere entrambe le facce della medaglia. «Finora – dice – il dibattito si è esaurito sulla questione della chiusura delle scuole: sì, no, punto. Invece servono delle alternative. Davanti abbiamo ancora qualche settimana di didattica a distanza, lezioni che i ragazzi delle superiori possono anche seguire da soli a casa, mentre alle medie e soprattutto alle elementari no. Dopodiché comincerà l’estate: cosa succederà se non saranno autorizzati i centri estivi e le attività sportive? Per questo torno a dire che, in un anno straordinario qual è questo, bisognerebbe riaprire in via straordinaria le scuole almeno per tutto giugno, ovviamente rispettando le indicazioni del comitato scientifico della Sanità su distanze, turni, mensa e così via. Occorre recuperare competenze ma anche normalità, i ragazzi hanno bisogno di tornare alla relazione con i compagni e con gli insegnanti».

GLI INCENTIVI
Ma i docenti non possono essere i babysitter dei loro alunni, replicano i sindacati di settore, ricordando fra l’altro che per molti precari i contratti si interrompono con il termine dell’anno scolastico così com’era stato fissato. «In ogni caso – aggiunge Sandra Biolo, segretaria regionale della Cisl Scuola – anche gli studenti hanno diritto alla pausa estiva, dopo mesi in cui comunque sono stati impegnati nella didattica a distanza, con grande cura anche da parte di maestri e professori. Piuttosto bisogna chiedere più incentivi al Governo, affinché confermi la volontà di prolungare il congedo parentale per 15 giorni al mese al 50% della retribuzione e il bonus per il babysitting da 600 euro. Per quanto sia desolante vedere vuoti gli edifici scolastici, il pericolo di contagio è così grande che dobbiamo tirare avanti con le videolezioni fino a giugno, tamponare l’estate con i sostegni economici e ripartire in sicurezza da settembre».
IL PROTOCOLLO
Ma già in settimana la Federazione italiana scuole materne, che in Veneto rappresenta 93.000 bimbi da 0 a 6 anni iscritti alle paritarie, avvierà un confronto con la Regione. «Come le associazioni di categoria per le aziende – spiega il presidente Stefano Cecchin – così anche noi proponiamo un protocollo per la ripresa non delle attività scolastiche, che abbiamo capito resteranno sospese fino a settembre, ma almeno dei servizi socio-educativi e ludico-didattici, per luglio e agosto ma possibilmente anche prima. Siamo pronti ad attuare tutte le misure necessarie: misurazione della temperatura, accompagnamento da parte dei genitori solo fino all’uscio, disinfezione immediata delle mani e disponibilità di colonnine di gel igienizzanti, obbligo di mascherina per gli educatori, contingentamento delle presenze tramite turni diversi e orari allungati. Insomma, tutto quello che serve, purché possiamo sostenere i genitori e aiutare i bambini, ora segregati in un bozzolo materno che rischia di far regredire a una dimensione infantile anche quelli che fra qualche mese dovranno iniziare la scuola primaria».
Angela Pederiva

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