Cona, le telefonate del prefetto: «Domani faccio una passeggiata»

Sabato 6 Aprile 2019 di Gianluca Amadori
L'ex prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia
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VENEZIA - «Buongiorno, buongiorno. Senta, io domani mi farei una passeggiata a Cona... è anche per incontravi un po’... perché, insomma, ho letto l’altro giorno sul giornale che questi... vengono le televisioni... sono dei provocatori, insomma...». Nel pomeriggio del 24 agosto 2016, l’allora prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, annunciava così a Simone Borile, telefonicamente, la visita che avrebbe fatto il giorno seguente al Centro di accoglienza straordinario (Cas) per migranti di Cona, all’epoca già nell’occhio del ciclone. Questa e numerose altre telefonate, intercettate nel corso delle inchiesta coordinate dalle Procure di Padova e Venezia, sono state depositate nei giorni scorsi, dopo la chiusura delle indagini preliminari a carico dello stesso Cuttaia, dell’ex prefetto Carlo Boffi Farsetti e di altri funzionari della Prefettura di Venezia, accusati di rivelazione di segreto d’ufficio per  aver anticipato al personale di Edeco/Ecofficina le ispezioni in arrivo al Cas; nonché a carico dei vertici della cooperativa, accusati di frode contrattuale e truffa ai danni dello Stato per aver garantito servizi inferiori a quelli previsti.
Immediatamente dopo la telefonata di Cuttaia, la direttrice del Centro di Cona, Annalisa Carraro, inviò decine di sms ai dipendenti di Edeco, convocandoli per le 8 del mattino successivo a Cona. Poi la visita fu rinviata, per impedimenti dell’ultimo momento del prefetto.

LO STRATAGEMMA
Secondo le Fiamme Gialle era normale che i responsabili di Cona fossero preavvisati dagli uffici di Ca’ Corner delle ispezioni programmate da prefettura, Ulss, sindaci, organizzazioni internazionali. A Cuttaia, in particolare, viene contestato di aver avvisato in quattro occasioni, tra l’agosto del 2015 e il settembre del 2016: «Più tardi viene il viceprefetto, dottoressa Spatuzza, perché stiamo avviando una serie di verifiche su tutti i centri di accoglienza», annunciò a Sara Felpati, vicepresidente di Edeco Sara Felpati, moglie di Borile, indicato come amministratore di fatto della cooperativa.
La procedura era talmente collaudata che Felpati non si fece scrupoli di rimproverare il direttore del Servizio di prevenzione della Ulss 13, Flavio Valentini per il mancato preavviso: «Magari una chiamata in prefettura non sarebbe stata così scortese», gli disse nel luglio del 2016. «Noi facciamo controlli anche a campione, cioè non è che io devo avvisare se vado in un posto...», le rispose il dirigente sanitario.

POCHI MEDICI E INFERMIERI
Nella relazione conclusiva consegnata lo scorso 6 marzo ai pm Lucia D’Alessandro e Federica Baccaglini, la Guardia di Finanza contesta una «costante e sistematica carenza» di personale impiegato da Edeco all’interno del centro di accoglienza di Cona, in particolare nel 2016: il 4 dicembre, ad esempio, a fronte di 1448 migranti ospiti, erano in servizio solo 17 operatori, rispetto all’obbligo contrattuale di impiegarne almeno 43. Con un risparmio complessivo di oltre 200 mila euro.
Il 10 ottobre erano previsti 30 operatori, tra diurni e notturni, a fronte di un minimo contrattuale di 3: venuta a sapere di un’ispezione in arrivo, Edeco fece affluire personale di altre strutture. «Questo stratagemma veniva utilizzato ogni qualvolta vi era una ispezione e anche nel caso di semplici accessi effettuati da parte di giornalisti o altri enti esterni, ad esempio i politici», ha spiegato una dipendente della cooperativa, ascoltata come testimone. In occasione delle visite dei giornalisti il foglio con i turni “effettivi”, normalmente affisso in ufficio, veniva rimosso per evitare che si potesse notare la differenza, ha raccontato un’altra dipendente, riferendo di «eccessivo sovraffollamento di ospiti, insufficienza nel numero di operatori impiegati, inadeguatezza della struttura ad ospitare un tale numero di richiedenti asilo». A disposizione c’erano solo due medici e una operatrice generica, mentre un infermiere girava tra Cona e il Cas di Bagnoli. Di notte nessun servizio.
Un’altra dipendente della cooperativa, ha riferito che le ispezioni venivano preannunciate il giorno prima, ma anche la mattina stessa e vi era un «passaparola che dava modo agli operatori di comprendere più o meno quale autorità si sarebbe presentata». Personale di altre strutture veniva portato presso il Cas, «ma non era possibile affidare loro un incarico lavorativo... Quando chiedevamo conto di tale stato di cose Annalisa Carraro, ci rispondeva che “c’era la necessità di fare numero”». Agli operatori era vietato parlare con gli ispettori, se non interrogati.

«ASSEDIATO IN UN FORTINO»
Dopo la morte di un’ospite, Sandrine Bakayoko, stroncata da tromboembolia polmonare bilaterale fulminante il 2 gennaio 2017, si svolsero una serie di riunioni tra vertici di Edeco e personale della Prefettura per concordare un aumento del numero di operatori e la situazione migliorò sensibilmente: dal 15 gennaio fu prevista una turnazione di infermieri anche durante la notte.
Interrogato dagli inquirenti lo scorso 10 dicembre, Cuttaia ha respinto ogni accusa, negando di aver avvisato Edeco delle ispezioni e spiegando che la preoccupazione della prefettura era da un lato di garantire l’incolumità delle persone che si dovevano recare in visita a Cona, dall’altro di garantire adeguata assistenza ai migranti. Ai magistrati ha dipinto una situazione di drammatica emergenza: «Arrivava un flusso continuo... e noi li dovevamo sistemare... i sindaci ci dovevano dare collaborazione e non ce la davano per niente...» Il timore del prefetto era che chiudessero il Centro: «Dove metterli questi disgraziati... li buttavo, per strada?... Ero accerchiato dai Sindaci e dalla Regione - ha dichiarato Cuttaia - temevo che utilizzassero i propri poteri e le proprie potestà per il perseguimento di un fine politico di non avere migranti in Veneto. Era la mia grandissima preoccupazione, non sapevo dove sistemare i migranti, non c’erano alternative... Mi sentivo assediato in un fortino... temevo che l’Asl andasse magari a trovare il pelo nell’uovo per bloccare l’accoglienza...»
Gianluca Amadori
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Ultimo aggiornamento: 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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