Cona, addio Giulio: domani i funerali del 25enne morto di neurofibromatosi. Mamma-coraggio: «Ogni giorno 10 km a piedi per accudirlo»

Lunedì 1 Agosto 2022 di D.Deg.
Addio Giulio: domani i funerali del 25enne morto di neurofibromatosi. Mamma-coraggio: «Ogni giorno 10 km a piedi per accudirlo»

CONA - Questa sera, alle 20.30, il Rosario nella chiesa parrocchiale. Domani mattina, alle 10.30, il funerale. Tutta la comunità di Cona, poco meno di tremila anime, si appresta a dare l'ultimo saluto a Giulio Marcato, il ragazzo di soli 25 anni morto la settimana scorsa, dopo una lunga lotta contro una malattia degenerativa che lo aveva, progressivamente, reso incapace di stare in piedi e di camminare, e dopo che il Covid ne aveva compromesso le condizioni generali.

Addio Giulio: domani i funerali del 25enne morto di neurofibromatosi

La morte prematura di una persona desta sempre grande emozione ma, in questo caso, quello che ha colpito la comunità è stata la lunga e silenziosa lotta di Giulio, del papà Ermes e della mamma Cinzia, contro quella terribile malattia che li ha accompagnati per metà della loro vita e per tutta quella di Giulio.

Una famiglia modesta quella dei Marcato: lui operaio, lei dipendente della cooperativa che cura le pulizie in municipio. Sarebbe stato difficile anche per una famiglia con più mezzi economici, ma per loro è stato eroico cercare di resistere a tutte le avversità che, mano a mano, si presentavano sul loro cammino. Giulio era un ragazzo che, finché ha potuto, è andato a scuola, ha frequentato gli amici, raggiungendo in bicicletta la piazza del paese dove erano soliti incontrarsi, ha coltivato relazioni, rapporti e passioni di cui ha lasciato qualche traccia su Instagram, comprese le foto con il suo motto Never back down (non mollare mai) tatuato sul petto, come un guerriero d'altri tempi.

Ma, alla fine, la sua volontà e il suo desiderio di vivere, si sono dovuti piegare al progredire della malattia degenerativa (neurofibromatosi) e all'attacco del Covid. Nelle ultime settimane era ricoverato al Policlinico San Marco, a Mestre, e i genitori facevano a turno per assisterlo. Il padre, che lavora di giorno, trascorreva le notti in ospedale. La mamma, che lavora al mattino, partiva al pomeriggio e tornava alla sera, quando il marito arrivava a darle il cambio. La donna, però, non aveva mezzi di spostamento propri e si serviva, quindi, della littorina della linea Adria Mestre che, però, ferma alla stazione di Foresto, a circa 5 chilometri da casa sua, chilometri che lei percorreva, ogni giorno, a piedi o, se aveva fortuna, con una bicicletta prestata da qualcuno. Un percorso, è il caso di dirlo, di sofferenza e sacrificio, per il quale non hanno mai chiesto aiuto a nessuno, consapevoli, forse, che ben poco si sarebbe potuto fare. Ora, di Giulio, ai genitori resteranno i ricordi di quello che solo loro hanno vissuto insieme.

Ultimo aggiornamento: 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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