Immobili commerciali demaniali "graziati" per tre anni dal decreto milleproroghe: tirano il fiato molte attività di San Marco

Venerdì 18 Febbraio 2022 di Davide Scalzotto
Il Caffè Florian, sotto le Procuratie Nuove, è di proprietà demaniale
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VENEZIA - Una boccata d’ossigeno per i commercianti e gli esercenti di piazza San Marco. Ma anche per quelli del resto di Venezia e degli altri centri storici delle città italiane. Con un emendamento al Decreto Milleproroghe - che andrà in fiducia lunedì alla Camera - votato nella notte in commissione Affari istituzionali e Bilancio, vengono rinviate di tre anni le gare per l’affidamento dei fondi di proprietà del Demanio. Niente a che vedere con la direttiva Bolkenstein delle spiagge, ma il concetto è lo stesso: il Demanio, proprietario degli immobili, deve mettere sul mercato i suoi spazi. Una spada di Damocle che finora gravava sui commercianti, che rischiavano di presentarsi ai bandi per il rinnovo delle concessioni, scadute il 31 dicembre 2021, con le armi spuntate, per gli effetti della pandemia. E, come per le spiagge, anche in questo caso una gara internazionale rischiava di far entrare in partita i grandi competitor ai quali poi i gestori degli spazi commerciali si sarebbero trovati a pagare i canoni di affitto.

La modifica alla legge è stata ispirata dall’assessore al Bilancio del Comune di Venezia, Michele Zuin (che è anche commissario regionale di Forza Italia). E non ha caso ha avuto il sostegno del ministro Renato Brunetta, veneziano. L’emendamento è stato presentato dal deputato Roberto Pella (vicepresidente vicario Anci Nazionale e capogruppo azzurro in Commmissione Bilancio) e da altri deputati del Gruppo di Forza Italia alla Camera.
A beneficiarne, come detto, saranno tutti i Comuni dove ci sono immobili commerciali di proprietà demaniale, ma per Venezia ha un valore speciale. La città - e in particolare piazza San Marco - è stata piegata dall’acqua alta del 19 novembre 2019 e dal Covid: due anni di pandemia hanno causato la chiusura di molti negozi.

Mettere a gara ora gli immobili sarebbe stato un duro colpo ai redditi e all’occupazione di chi resiste. 

In parte un primo tentativo di “salvataggio” era stato fatto lo scorso anno con l’interessamento della Regione che, attraverso il riconoscimento di “locali storici”, aveva creato una sorta di scudo per le attività della piazza. Basti pensare a patrimoni come il Caffè Florian, uno dei fondi demaniali destinati ad andare sul mercato, per una parte. Ma di fatto l’emendamento approvato ieri notte costituisce un ombrello ancora più grande. Non sono pochi i negozi e i locali che beneficeranno di questa proroga, con i contratti di affitto della durata 6 anni in scadenza. La “mappa catastale” di San Marco, con le Procuratie Vecchie e Nuove, è molto frastagliata, ma è la parte delle Procuratie Nuove (sotto il Museo Archeologico, dalla parte verso la laguna), che è quella maggiormente interessata. 

In scadenza nel 2021 c’erano 22 lotti e circa 8 attività (galleria Ravagnan, l’anagrafico 72A di San Marco, il negozio Martinuzzi, la gioielleria Giordan, Desirè, Longchamp, il negozio di vetri Salviati e la Bottega dell’Arte di fronte all’hotel Luna Baglioni). E poi ci sono le potenziali perdite di una parte dei locali: caffè Florian (due locali) e Chioggia, le gioiellerie Nardi e Tokatzian, Chopard, Zorzi (due negozi), Cvm (Pauly) e la Compagnia della Vela. 
In tutta Venezia, il “tesoro” dei fondi commerciali demaniali vale circa 2 miliardi e 450 milioni di euro l’anno (tanto è ciò che ricava lo Stato). Complessivamente, nella sola città storica, ci sono 121 affittuari, su un totale di 211 sparsi in provincia. Venezia quindi rende l’88 per cento del totale dell’introito complessivo, che ammonta a 2miliardi e 750 milioni. I prezzi? Per una vetrina in Piazza si arriva anche a 14mila euro al mese per 8 metri quadrati (a tanto è stata aggiudicata recentemente un’asta del Demanio partita da una base di 305 euro al mese). Per dare un’idea dei valori in gioco, il mese scorso la Red Circle di Renzo Rosso, patròn della Diesel, ha comprato l’ex negozio Pauly pagando 9 milioni per 80 metri quadrati, in pratica 112mila 500 euro a metro quadrato, con l’obiettivo di farne un negozio per il marchio Marni. Un acquisto che però si dovrà formalizzare entro due mesi dalla stipula del contratto, avvenuta lo scorso 12 gennaio.

Con simili valori in gioco, quindi, si comprende come San Marco adesso diventi da un lato appetibile per chi ha soldi da investire, ma allo stesso tempo onerosa per chi deve uscire dalla crisi economica. Di qui l’esigenza di rinviare al 2024 la scadenza per le gare, almeno per quelle ancora non avviate. «Un risultato importantissimo – commenta l’assessore Zuin - che fa “tirare un po’ il fiato” a queste attività».

Ultimo aggiornamento: 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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