Incidente sfiorato in Riva Sette Martiri, "assolto" il comandante della Costa

Mercoledì 10 Giugno 2020 di Nicola Munaro
Le immagini impressionanti della Costa Deliziosa molto vicina alla RIva
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VENEZIA - Sono atti giudiziari, quindi asettici per loro natura. Ma proprio per questa terzietà hanno la forza di richiamare ciascuno ai propri compiti. Ed è esattamente quanto successo con la consulenza che ha portato il sostituto procuratore di Venezia, Andrea Petroni, a chiedere l’archiviazione del fascicolo d’indagine sull’incidente sfiorato il 7 luglio dell’anno scorso, quando la Costa Deliziosa in preda alla burrasca, rischiò di finire contro riva Sette Martiri

Nell’assolvere il comandante della nave da crociera - indagato per rischio di naufragio e ora con l’archiviazione in vista - il consulente della procura conclude scrivendo «che garantire una sicurezza assoluta con scafi di queste dimensioni in spazi tanto ristretti non è possibile ed è tema di scelte politiche sulle quali si dovrà intervenire». Insomma, se quanto successo è stata solo paura, è merito del comandante. Ma ora tocca alla politica sedersi attorno a un tavolo e chiudere una vicenda annosa e difficile: le grandi navi in bacino di San Marco e lungo il canale della Giudecca.
«EVENTO IMPREVEDIBILE»
A firmare la consulenza è stato l’ingegnere Antonio Scamardella, consulente della procura di Grosseto per l’indagine sul naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio, il 13 gennaio 2012. Chiamato dal pm Andrea Petroni, l’ingegner Scamardella doveva ricostruire l’accaduto: la dinamica, la prevedibilità dell’evento meteorologico, la visibilità dalla plancia di comando e la forza del vento. Valutando la decisione della Capitaneria di dare il via libera alla Costa Deliziosa per lasciare la Marittima, risalire il canale della Giudecca e trovare il mare aperto.
Letti gli atti, l’ingegnere ha concluso per la «non prevedibilità dell’evento meteo», così come si è scatenato. Da un lato è vero che «profili di criticità meteo ce n’erano» - tanto che piloti e Capitaneria di Porto avevano fatto anche un’analisi radar - ma a cinque miglia di distanza non c’era alcuna traccia delle raffiche di pioggia e vento della tempesta che alcuni minuti dopo si è scatenata su Venezia e sulla laguna, in una domenica fino a quel momento di bel tempo. Per questo la Capitaneria aveva dato alla Costa Deliziosa «ragionevolmente il via libera alla partenza». Sui movimenti e sulla rotta del grattacielo galleggiante si è espresso invece lo stesso procuratore nella sua richiesta di archiviazione spiegando come ogni manovra sia stata fatta con piena cognizione di causa e sia stata corretta, evitando anche che si arrivasse davvero vicini al punto di emergenza, recuperando e correggendo la rotta della nave ben prima che si raggiungesse il punto d’impatto con la riva. 
Nessuna irregolarità nemmeno per quanto riguarda gli ordini, dati uno dopo l’altro nell’arco di cinque minuti per correggere e invertire il senso delle eliche che si muovono e a 360 gradi e ci mettono qualche minuto a completare le manovre. 
L’INCIDENTE
Tra le 18.30 e le 19.30 di quel 7 luglio, l’ora più buia. Quella in cui una nave da crociera di oltre 92.700 tonnellate per 294 metri aveva rischiato di finire contro riva Sette Martiri, spinta da un vento superiore alla fatidica soglia dei 30 nodi. Decisiva la richiesta del comandante della Deliziosa di aumentare la velocità, superando anche il limite di velocità di 8 nodi. A bloccare lo schianto ci hanno pensato i tre rimorchiatori imposti dopo l’incidente della Msc Opera a San Basilio, il 2 giugno del 2019.
Quando la politica, la stessa richiamata all’ordine dal consulente della procura, si era stracciata le vesti annunciando soluzioni.

Che dopo più di un anno, ancora non ci sono.

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