Monteverdi, il padre del melodramma

Lunedì 8 Maggio 2023 di Alberto Toso Fei
Claudio Monteverdi nel ritratto di Bergamelli

VENEZIAQuasi ogni giorno, da tempo immemorabile, una mano sconosciuta lascia una rosa bianca sulla lapide sepolcrale di Claudio Monteverdi, che riposa sepolto oltre la cancellata di una cappella a sinistra dell'altare maggiore della chiesa dei Frari.

Vissuto a cavallo di Cinque e Seicento, per i suoi contemporanei fu "l'oracolo della musica" e "il nuovo Orfeo": la Serenissima e la corte di Mantova si spartirono il suo genio, che fu celebrato a lungo anche dopo la sua morte.

L'attività artistica di Monteverdi

La sua attività artistica segnò infatti il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca, dando vita a una evoluzione del linguaggio musicale della quale fu forse il principale artefice del suo tempo. A Mantova Monteverdi scrisse una delle prime opere teatrali nella quale era sviluppabile una trama drammatica: "L'Orfeo", che segnò la nascita del moderno melodramma. Il primo seme piantato nella nascita dell'opera moderna, che assieme al suo stile innovativo ebbe una profonda influenza sui compositori italiani.
Claudio Giovanni Antonio Monteverdi nacque a Cremona il 9 maggio 1567 e fin da giovanissimo mostrò un talento precocissimo: formatosi alla composizione, allo studio dell'organo e della viola da gamba col maestro di cappella del duomo di Cremona Marcantonio Ingegneri, a quindici anni - nel 1582 - pubblicò i suoi primi componimenti. Nel 1590 era già a servizio della corte di Mantova e cinque anni più tardi si trovò ad accompagnare il duca Vincenzo I Gonzaga - suo estimatore - in Ungheria e poi nelle Fiandre. A Mantova trovò anche l'amore in Claudia Cattaneo, figlia di un altro musicista della corte, che sposò il 20 maggio 1599.

Un idillio che andò via via deteriorandosi, tra gelosie, contrasti e intrighi di corte, e che si ruppe definitivamente nel febbraio 1612 alla morte del duca: il figlio Francesco, succedutogli, avviò immediatamente un rapido ridimensionamento al lusso della corte. Il 29 luglio di quell'anno Claudio Monteverdi fu bruscamente licenziato e tornò, amareggiatissimo, nella sua Cremona, in condizioni economiche alquanto precarie. Ma il destino aveva in serbo per lui una rivalsa, costituita dalla morte, l'anno successivo, del maestro di cappella di San Marco Giulio Cesare Martinengo: Il 19 agosto 1613 Monteverdi ne prendeva il posto.
A Venezia il musicista riorganizzò la cappella, arricchendola di nuovi spartiti e ingaggiando nuovi musicisti; umanamente e musicalmente rinacque: si sentì tutelato e rispettato, e diede avvio a collaborazioni con la corte di Polonia e con la corte di Parma. Invano a Mantova tentarono di convincerlo a tornare, sebbene il suo status di cittadino del ducato non gli permettesse di recidere completamente i rapporti: tra il 1616 e il 1620 inviò anzi alla corte dei Gonzaga un paio di composizioni. Trascorse così un decennio sufficientemente tranquillo, fino a che nel 1630 Mantova non fu presa d'assalto dai Lanzichenecchi di Ferdinando II, che vi portarono la peste: il morbo giunse a Venezia con la delegazione mantovana guidata da Alessandro Striggio e presto si propagò. Le vittime furono quasi ottantamila e la città, per voto, fece costruire la chiesa della Salute, alla cui cerimonia di fondazione Monteverdi fu presente.

Si ritiene anzi che la sua Messa "a 4" da cappella e il "Gloria" possano essere stati composti in occasione delle celebrazioni per la fine del contagio, nel novembre del 1631. Nel marzo successivo Monteverdi prese gli ordini sacerdotali, senza smettere mai la sua attività veneziana né quella internazionale: per la corte di Vienna scrisse un ballo-opera, "Volgendo il ciel per l'immortal sentiero", mentre a Venezia il suo contributo alla nuova opera "pubblica" instaurata a partire dal 1637 (stesso anno del primo biglietto della storia staccato al Teatro San Cassiano per un'opera musicale) fu notevolissimo. Aveva già compiuto i settant'anni. I suoi ultimi anni veneziani furono scintillanti di successi straordinari, e Claudio Monteverdi rimase ai vertici di una carriera straordinaria fino al 29 novembre 1643, quando la morte lo colse dopo una breve malattia. Fu seppellito, appunto, ai Frari. E ogni giorno riceve la sua rosa bianca.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci