I cinesi a pesca di ostriche sotto il ponte della Libertà: sono piene di veleni

Mercoledì 15 Giugno 2022 di Elisio Trevisan
I pescatori cinesi di ostriche a Venezia
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VENEZIA - Potrebbe essere la soluzione per liberare i 222 archi del ponte della Libertà dalle colonie di ostriche che lo hanno ostruito a causa della mancanza di manutenzione: prenderle e venderle ai ristoranti. Peccato che, secondo i medici, quelle ostriche sono veleno puro, piene di diossina e idrocarburi, molto più inquinate dei pesci. Sono stabili sul fondo e si comportano come spugne che assorbono ogni tipo di inquinante. È la novità dell’estate 2022: alcuni pescatori cinesi arrivano con piccoli barchini da pesca, e hanno le targhe della Laguna Veneta oscurate.

Si piazzano a ridosso degli archi del Ponte e, con stivaloni ascellari, scendono in acqua: usano guanti e riempiono all’orlo cassette di plastica che tengono con dei cordini e le spostano avanti e indietro appena fuori dell’ombra degli archi. 

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Dove le portano quelle ostriche? A meno che non siano scienziati che stanno studiando le colonie selvagge, se le mangiano a casa, le consegnano a ristoranti cinesi o anche ad altre attività gastronomiche? In ogni caso, qualsiasi cosa ne facciano e in qualsiasi modo le mangino o a chiunque le propinino, sono, appunto, veleno. Una volta pulite dalle alghe, sono ostriche vere, uguali a quelle raccolte negli allevamenti in Francia o in Dalmazia, o anche in Italia, salvo per la salubrità.

 

Negli allevamenti sono controllate, l’acqua è pulita e si possono mangiare. Non è detto che non facciano male pure quelle, perché una sola ostrica cruda può sempre avere qualche batterio e provocare indesiderate corse al bagno. Ma non stiamo parlando di diossina o idrocarburi. Attualmente è in corso la pulizia di circa 25 archi per conto del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche (Piopp), e questi si aggiungono ad altri 19 già liberati negli anni scorsi.

Ma ne rimangono ancora molti da sistemare, e la diga creata dai detriti di costruzioni edili e dalle ostriche è una delle principali cause che provocano l’interramento della laguna davanti a San Giuliano e ai Pili, oltre che impedire il reflusso delle maree e quindi concentrare gli inquinanti proprio in quel posto. Quando vengono scavati gli archi, le ostriche raccolte vanno a finire in discarica, ma c’è anche un progetto della Consulta della Laguna Media e dell’ingegnere idraulico Giovanni Cecconi che è stato scelto dal Piopp ed è in attesa di finanziamento europeo per circa 7 milioni e mezzo di euro: Life Re-Tide prevede, oltre allo scavo di altri archi, il controllo delle torbide prodotte dai fiumi e la diminuzione del traffico acqueo in particolar modo nel canale di Tessera, perché i fiumi portano fango in laguna. In quest’ambito le ostriche verrebbero utilizzate, raccolte in grandi sacchi di iuta, per ridisegnare le barene, le velme, e rinforzare le sponde dei canali. Non certo per mangiarle.

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 12:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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