In 500 a Chioggia, ma prevale la rabbia. Piovono insulti su Conte e sul Governo

Venerdì 30 Ottobre 2020 di Diego Degan
LA PROTESTA Fumogeni e striscioni esposti ieri sera a Chioggia durante la manifestazione

LA PROTESTA
CHIOGGIA Doveva essere una protesta delle partite Iva, è diventata una manifestazione politica dell’ultradestra; doveva essere un’adunanza, statica, che rispettava il distanziamento e l’uso delle mascherine, invece c’è stato il corteo, c’è stato l’assembramento e dai discorsi pronunciati sembrava di essere a un festival del negazionismo; doveva essere una manifestazione pacifica e lo è stata, di fatto, ma le concessioni alla violenza verbale non sono state poche, né lievi. La protesta delle partite Iva di Chioggia è pienamente riuscita: non meno di 500 persone si sono trovate davanti al municipio per manifestare la loro rabbia contro le norme dell’ultimo Dpcm che obbligano alla chiusura di palestre e piscine e costringono le attività di ristorazione a chiudere alle 18. Alcuni commercianti hanno espresso al megafono le loro ragioni, quelle più volte ripetute in questi giorni, contestando al Governo le spese sostenute per adeguare i loro locali, la sicurezza ottenuta per i loro clienti, le perdite economiche già subite e, di contro, la scarsa attenzione delle istituzioni per la diffusione del virus tramite i mezzi pubblici, oltre che il rischio di definitva chiusura per quelle attività che lavorano, prevalentemente, di sera. Poteva esserci, forse, anche lo spazio per le proposte, ma gli slogan dell’ultradestra, gridati per tutta la durata della manifestazione (Conte vaff.. Conte figlio di... Assassini, ladri e qualche “Boia chi molla” a fare da contorno) hanno tolto alla manifestazione il contenuto sociale, per lasciare solo quello politico.
Qualche ora prima della manifestazione i ristoratori Lucio Carisi e Francesco Quaresima avevano spiegato con altri toni i motivi della protesta. «Ci raduneremo davanti al palazzo comunale – assicura Carisi – nel pieno rispetto della legalità. Manterremo le distanze ed indosseremo le mascherine. Non ce l’abbiamo affatto contro chi governa lo Stato, la Regione ed il Comune. Reclamiamo solamente qualcosa in più rispetto alla pura e semplice comprensione. Fondamentalmente, che ci si consenta di lavorare quel minimo indispensabile per riuscire a sopravvivere. Dubito seriamente che ci si possa contagiare cenando ben distanziati, nei nostri locali dotati di tutti i dispositivi previsti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci