CHIOGGIA - «Granchio blu, io ti metto nel menù». Sarà una filastrocca a salvarci dall'invasione? Il Granchio blu (Callinectes sapidus) è un crostaceo originario delle coste atlantiche delle Americhe. Segnalato per la prima volta in laguna di Venezia nel 1949, è diventato relativamente abbondante solo negli ultimi anni.
Granchio blu nel menù
Il granchio blu potrebbe inoltre avere un effetto negativo diretto sulla pesca con reti fisse (tresse e cogolli), data la sua capacità di romperne le maglie. Tuttavia molti chef lo hanno proposto come piatto gourmet nei menu per le recenti feste natalizie e, forse, proprio il suo utilizzo gastronomico potrebbe essere un modo per limitarne la diffusione. Se ciò sarà possibile lo si potrebbe capire dagli esiti del progetto di monitoraggio della specie (40mila euro il costo complessivo) che partirà verso la fine di marzo per iniziativa dela Fondazione della Pesca, Regione Veneto e Università degli Studi di Venezia. Lo scopo è studiarne la distribuzione, la struttura di popolazione e le abbondanze. Con l'occasione verrà inoltre valutato l'utilizzo di nasse da granchi per la pesca selettiva del granchio blu. Sulla base dei risultati ottenuti saranno formulate indicazioni gestionali per ridurre al minimo gli impatti negativi di queste specie invasive sulle attività di pesca in laguna di Chioggia. «Come presidente della Fondazione della Pesca e in accordo con il Consiglio dell'ente, abbiamo finanziato questo importante progetto - dice il sindaco, Mauro Armelao - una specie che può essere un pericolo ma anche una risorsa. Lo studio andrà a capire come si comporta questo granchio».
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