Gas, deposito gpl al largo di Chioggia: scoppia la polemica. Il consigliere Rossi: «Non ci credo»

Domenica 13 Novembre 2022 di Diego Degan
Gas, deposito gpl al largo di Chioggia: scoppia la polemica. «Non ci credo»

CHIOGGIA - «Sono convinto che non potrà mai succedere. Ma è meglio smantellare al più presto il deposito gpl». E’ un nuovo appello a iniziare rapidamente le operazioni per l’eliminazione del deposito di Punta Colombi, quello che Roberto Rossi, consigliere comunale di Energia Civica e storico oppositore del deposito gpl, esprime, alla fine di un ragionamento “fantapolitico” (ma, forse, non più di tanto) sull’ipotesi di un nuovo rigassificatore flottante al largo di Chioggia.

Deposito gpl al largo di Chioggia, la polemica

Il particolare che ha suscitato i dubbi di molti interlocutori sul progetto, è che la collocazione vicino a Chioggia della nave madre (un deposito di gnl liquido da smistare, poi, tramite bettoline, sempre allo stato liquido, verso Monfalcone) sarebbe un controsenso logistico, vista la distanza dalla città friulana. E, infatti, il progetto colloca la nave vicino a Bibione, ma autorevoli fonti (il Direttore marittimo del Veneto, ammiraglio Pellizzari) suggeriscono che si stia parlando anche di Chioggia.

Sarebbe davvero un controsenso? Non va dimenticato che, a Chioggia, c’è un deposito, bello che pronto, per ricevere il gpl, allo stato liquido, e basterebbe, quindi, cambiare la rotta delle bettoline per concretizzare il progetto. «Non ci credo – risponde Rossi – se anche qualcuno ci avesse pensato, c’è sempre la legge che blocca l’entrata in esercizio del deposito». Ma questo potrebbe non bastare. Anzitutto perché le leggi possono cambiare, in secondo luogo perché la crisi energetica incalza e se qualcuno vuol sdoganare addirittura le trivellazioni non si vede perché debba ignorare il deposito. «E’ vero – dice Rossi – ma è anche vero che se FdI era stata l’unica forza politica con la quale, all’epoca del “decreto agosto”, non avevamo interlocutori, è anche vero che con Lega e Fi (parte dell’attuale maggioranza) e con tutti gli altri partiti, abbiamo lavorato di comune accordo: non credo che ci siano condizioni politiche per un ripensamento».

Ma c’è un’altra possibilità. La legge attuale blocca esplicitamente i depositi “ gpl” nei siti Unesco, non i depositi “gnl”, dunque non ci sarebbe neppure il bisogno di cambiare la legge. «Sono due tecnologie del tutto diverse – risponde Rossi – occorrerebbe riconvertire il deposito di Val da Rio. E non credo che costerebbe poco». Ma i soldi, in realtà, ci sarebbero: ovvero l’indennizzo alla Socogas (15 + 13 milioni, 28 in totale) che, salvo imprevisti clamorosi, dovrebbero bastare. Ma anche questo, secondo Rossi, non è plausibile. «Non vedo la fattibilità di una simile scelta – ripete – in ogni caso si tratterebbe di una nuova autorizzazione, cambiando il tipo di impianto, e ci vorrebbero anni». Il pericolo, quindi, che qualcuno faccia “resuscitare” il deposito ( gpl o gnl che sia) sembra piuttosto lontano, ma è lo stesso Rossi a ribadire la necessità di avviare lo smantellamento. «E’ l’unico modo certo per mettere la parola fine a questa vicenda».

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