Chioggia, archeologi-sub a caccia di reperti storici alla fortezza di San Felice: poi la costruzione del nuovo pontile d'accesso

Lunedì 8 Agosto 2022 di Roberto Perini
Chioggia, archeologi-sub a caccia di reperti storici alla fortezza di San Felice: poi la costruzione del nuovo pontile d'accesso

CHIOGGIA - Avviata una campagna di ricerche subacquee nel tratto di laguna antistante la fortezza di San Felice.

Gli archeologi dello Studio associato Bettinardi - Cester di Venezia, coadiuvati dai sommozzatori della Kdm Sub Service di Trieste, stanno scandagliando, palmo a palmo, il fondale nei pressi del maestoso portale d'accesso.

«Per conto della Soprintendenza spiega l'archeologa Rossella Cester stiamo verificando l'eventuale presenza di oggetti e manufatti entro l'area ove dovrebbe essere realizzato il pontile d'accesso. Forniremo tutti i ragguagli necessari affinché i lavori possano essere condotti evitando di danneggiare oggetti o manufatti di rilevanza storica».

Intanto, procedono anche le ricerche entro i bastioni del possente fortilizio eretto tra il 1574 e il 1620 attorno al preesistente Castello della Lupa, a sua volta edificato sull'area di una precedente fortificazione dotata di una torre d'avvistamento di legno. Non si esclude che dinanzi al portale possano essere localizzati o recuperati oggetti caduti durante le operazioni di carico e scarico, dalle imbarcazioni che per lunghi secoli hanno fatto la spola tra il forte (di fatto un'isola, oggi collegata a Sottomarina mediante un breve tratto di murazzo) e la terraferma. La melma potrebbe celare attrezzature belliche, finite a mare tra l'alto Medioevo ed il 1945.

Durante la seconda guerra mondiale il forte ospitava una batteria costiera. Secondo le antiche cronache, proprio nei pressi di San Felice, nei giorni successivi al 6 agosto del 1379, le truppe venete ingaggiarono battaglia contro quelle genovesi le quali, nel frattempo, avevano devastato Sottomarina. Nel gennaio dell'anno successivo ebbe invece luogo la prima battaglia per la riconquista, da parte della Serenissima. Fu attaccato e distrutto uno schieramento genovese, rimasto intrappolato sulla diga. Per martellare gli invasori, i veneziani utilizzarono due grosse bombarde. Per bloccare le navi da guerra nemiche, i liberatori affondarono nei principali canali numerose imbarcazioni cariche di pietre. E' probabile che, proprio nei pressi del forte, se ne possa ancora rinvenire traccia. Le indagini subacquee potrebbero, dunque, fornire nuove conoscenze utili alla ricostruzione della storia del sito, rimasto inaccessibile sino a pochi anni or sono perché smilitarizzato solo di recente. È classificato dall'Unesco tra quelli d'alto interesse, a livello internazionale.

Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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