Chioggia, 67enne morto dopo l'aggressione. L'amica che lo ha soccorso: «Gli ho fatto il massaggio cardiaco, aveva gli occhi immobili»

Martedì 13 Dicembre 2022 di Diego Degan
Chioggia, 67enne morto dopo l'aggressione. L'amica che lo ha soccorso: «Gli ho fatto il massaggio cardiaco, aveva gli occhi immobili»
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CHIOGGIA - Paolo Marangon è morto ieri sera in conseguenza alla caduta provocata da un pugno sferrato da un vicino di casa per un banale sgarbo. Le figlie hanno manifestato la volontà di donare gli organi. «Per Paolo - dice Daniela, l'amica che era con lui al momento dell'aggressione - il calvario è iniziato sabato sera, quando quell'uomo gli ha sferrato quel pugno e l'ha scaraventato a terra, facendogli sbattere la testa». La prognosi era stata grave fin dal primo momento, ieri sera in ospedale i medici hanno deciso di staccare le macchine che lo tenevano in vita. «Ora - dice Daniela - voglio che il sindaco faccia qualcosa. Sono anni e anni che in via Alga a Sottomarina non si vive più, a causa della prepotenza di certi soggetti e il Comune non ha mai fatto nulla.

Non si può permettere che si ammazzi la gente. Chi fa queste cose deve essere punito, chi può essere recuperato va mandato nelle strutture adatte, chi non segue le regole va allontanato. Possibile che nessuno faccia nulla? Mi hanno detto che ho fatto male a parlare, ma io queste cose continuerò a dirle: lo devo a Paolo».

IL RACCONTO

Poi il suo ricordo torna ai momenti dell'aggressione. «Dovevamo solo andare in pizzeria, quella sera spiega la donna Ora mi sento in colpa per aver accettato quell'invito, Paolo era un caro amico, non il mio compagno. Lui abitava a Borgo san Giovanni e altre volte, quando veniva a prendermi, aspettava in strada, quella sera era salito da me. Io abito in un appartamento di mia proprietà che ho acquistato tanti anni fa e che oggi, che vorrei andarmene, non riesco a vendere a metà del suo valore. Qui nessuno riesce a vendere, perché tutti sanno cosa succede in questa via. Il ragazzo che ha aggredito Paolo, abita in un condominio di proprietà comunale, dall'altra parte della strada ma, spesso, si mette a chiacchierare o a fumare sugli scalini di un altro palazzo, come quella sera».
Poi c'è stato quell'urto fortuito che Paolo ha dato sul braccio dell'aggressore nell'uscire dal portone e reazione del ragazzo. «Mi devi chiedere scusa», gridava all'indirizzo dell'uomo che si stava allontanando.

«MINACCIATA»

«Ho cercato di calmarlo racconta Daniela l'ho trattenuto per la giacca e anche un altro ragazzo che era con lui gli diceva lascia perdere. Lui invece è corso dietro a Paolo, l'ha raggiunto e gli ha dato quel pugno. Sono corsa anch'io. Aveva gli occhi immobili e aperti. Perdeva sangue dalla nuca. Ho fatto il massaggio cardiaco e ho chiamato il 118. Quando mi ha visto prendere il telefono, quello che l'aveva colpito mi ha detto Che fai, chiami i carabinieri? Guarda che se li chiami te la faccio pagare, a te e anche a lui. No gli ho risposto ho chiamato l'ambulanza. Ero spaventata e lui continuava a saltellare lì attorno, come una cavalletta. Non so cosa avesse in corpo».
Era talmente impaurita, Daniela, che agli operatori del 118 ha detto che Paolo era caduto, non che era stato picchiato. E la verità è riuscita a raccontarla solo più tardi, in ospedale, lontana dai pericoli di via Alga. Perché la paura che aveva provato non era legata solo all'aggressione di sabato sera, ma ad uno stato di intimidazione che dura da anni. «Ho problemi all'anca confessa e ai primi tempi parcheggiavo la macchina vicino a casa, col cartellino dei disabili. Ma a qualcuno, non so a chi, dava fastidio e più volte me la sono trovata segnata o con qualcosa di rotto. Allora ho cominciato a parcheggiarla più lontano, anche se mi costava fatica andare e venire. Paolo era stato un aiuto anche in questo: quando poteva era lui a portarmi la spesa. Non meritava tutto questo».
 

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