Ultimo saluto a Luca Miani: «Il tuo esempio e il tuo sorriso resteranno sempre con noi»

Lunedì 28 Ottobre 2019 di Redazione Online
Ultimo saluto a Luca Miani: «Il tuo esempio e il tuo sorriso resteranno sempre con noi»
MESTRE - La chiesa di Carpenedo gremita fin da mezzora prima della cerimonia: parenti, amici, colleghi giornalisti, sportivi e tanti rappresentanti delle istituzioni (Comune, Città metropolitana e società sportive) hanno voluto dare l'ultimo saluto a Luca Miani, il responsabile dello sport veneziano del Gazzettino deceduto in clinica a Monastier mercoledì sera, a 59 anni, dopo aver combattuto per mesi contro un male inesorabile.

Presenti anche delegazioni dell'Unione Stampa Sportiva Italiana (l'Ussi, di cui Miani era consigliere nazionale) arrivate da tutta Italia e del Sindacato Veneto dei giornalisti. Nelle prime file anche l'allenatore-giocatore dei Black Lyons campioni d'Italia di Wheelchair hockey, Sauro Corò.

Al termine della cerimonia - celebrata da don Gianni Antoniazzi («Luca inseguiva la verità - le sue parole più toccanti - e correva come nello sport») - i commossi  ricordi della moglie Francesca, del collega Tiziano Graziottin (capo dell'edizione veneziana del nostro giornale) e di una nipote di Luca.

Riportiamo di seguito l’affettuosa testimonianza di Marco Bampa, già vicecapocronista del Gazzettino, che Miani portò al Gazzettino tanti anni fa. Luca è stato ricordato con un minuto di silenzio alla partita della Reyer, e lo stesso farà il Venezia calcio nella partita di serie B domani, martedì 29 ottore, al Penzo.

«Te l'ho detto mille molte, questa cosa non la devi scrivere». L'ho sentita mille volte questa frase e mille volte mi è sembrato come se fosse la prima volta. Luca era così: deciso, diretto, implacabile. Talvolta ruvido, come la sua scrittura, asciutta ed essenziale. Andava al punto delle cose, senza girarci troppo intorno. Tu pensavi a qualcosa da raccontare, facevi mille girotondi di parole per arrivare ad una definizione, per argomentare un fatto, per spiegare una situazione, per trovare un senso alle cose che racconti, come fa ogni buon giornalista innamorato del proprio mestiere. Eppure lui ci arrivava prima. E spesso meglio. Perchè puntava al nocciolo della notizia, non alla cornice, di cui spesso si cibano superficialmente tanti soloni dell'informazione.
Ogni giorno imparo qualcosa dalla vita, è questa la scuola migliore, ribatteva con orgoglio a chi spocchiosamente gli rinfacciava di non aver conseguito un titolo di studio superiore e con cui doveva quotidianamente confrontarsi nella gara a chi sapeva portare in redazione le notizie più fresche e accattivanti. Sapeva perfettamente di avere dei limiti, ma ciò non rappresentava per lui un punto di debolezza, semmai di forza: uno stimolo ad andare oltre, ad alzare un altro po' l'asticella. L'ha fatto di continuo, fino alla fine, anche quando la malattia lo stava lentamente scavando dentro.
Ha scritto per una vita di sport, ma il suo vero talento, quello forse mai colto e valorizzato fino in fondo, era quello del cronista di vecchia scuola. Formatosi in strada consumando scarpe, come si dice in gergo, e coltivato mettendo in campo grande intuito, tanta umiltà e feroce determinazione nei suoi primi anni di lavoro al Gazzettino, quando si occupava di cronaca. 
Aveva un istinto raro nello scovare le cose più interessanti da raccontare ai lettori, raccolte durante il suo peregrinare quotidiano tra le calli di Venezia, di cui era perdutamente innamorato e che conosceva alla perfezione, in tutti i suoi aspetti più tipici e caratteristici. Si sentiva come un ospite che doveva ricambiare la fortuna di vivere in un posto così bello. E non si vergognava di dirlo.
Ma possedeva soprattutto uno spirito di osservazione non comune, che lo portava a cogliere in anticipo gli eventi. Ricordo una sera d'inverno, di trentacinque anni fa, fermo con lui al ponte delle Guglie, a chiacchierare dopo una giornata di lavoro. Si siede, un'occhiata intorno e mi indica in rapida successione tre cose: la riva coi masegni sconnessi dal moto ondoso, i gradini in molti punti consumati e le guglie del ponte che si stavano poco a poco sgretolando. E mi spiegò in pochi secondi come si potesse ricavarne tre pezzi buoni per il giornale. Con tanto di taglio da dare agli articoli e titoli ad hoc per centrare l'essenza del fatto: Questa città è piena di spunti, basta guardarsi attorno e coglierli, non è così difficile. Solo se avevi due occhi come i suoi, però.
E difatti solo a lui, al tempo ancora semplice collaboratore del Gazzettino, riuscì qualcosa che nemmeno ai redattori più scafati ed esperti dell'epoca fu possibile realizzare: trascorrere un'intera mattina fianco a fianco di Giulio Andreotti, allora presidente del Consiglio, accompagnandolo in taxi nella sua visita ufficiale in città a Murano e Burano. Ricavandone il giorno dopo un reportage esclusivo e ricco di aneddoti, che gli valse una prima pagina degna di uno scoop memorabile.
E' stato responsabile della pagina sportiva dello sport veneziano per trent'anni, un tempo inimmaginabile nell'evoluzione di questa professione, che nel tempo ha divorato se stessa. E lo ha fatto con la stessa profonda devozione. Mi sono trovato davanti questa pagina bianca, lì sulla scrivania, che mi guardava ricordava a proposito del suo primo giorno di lavoro come redattore sportivo. Con il legittimo orgoglio di chi sapeva di essersela cavata di fronte a una montagna apparentemente insuperabile da scalare. Ma non lo diceva certo per celebrare se stesso, semmai solo per stimolare nell'interlocutore la voglia di farcela, sempre e comunque.
Ha raccontato lo sport anteponendo i fatti al proprio giudizio critico, senza egocentriche invasioni di campo e seguendo sempre la sua stella polare: Il lettore viene prima di ogni altra cosa, quando scrivi devono capirti tutti. Amava trasmettere le conoscenze accumulate in tanti anni di esperienza, lavorare di squadra, spiegare ai più giovani come maneggiare i ferri del mestiere, insegnare l'arte artigiana del cronista, condividere la passione per il giornalismo con chi aveva la sua stessa vocazione. Con una foga che a volte lo portava, con colleghi e collaboratori, a memorabili sfuriate. Alle quali, immancabilmente, poco dopo faceva seguire un gesto di scuse. Per questo motivo molti giornalisti del Gazzettino più giovani di lui gli devono molto, alcuni tutto. Ed io sono fra questi. 
 
Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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