Nicola Fragomeni e Ugo Zamengo, i gemelli diversi per la staffetta in Comune a Santa Maria di Sala

Chi sono i due ex sindaci di Santa Maria di Sala che si sono alternati alla guida del comune

Martedì 24 Gennaio 2023 di Davide Tamiello
Nicola Fragomeni e Ugo Zamengo

SANTA MARIA DI SALA -  Generalmente ci sono due tipi di sindaco di paese: il tecnico e il passionale. Il primo conosce ogni minimo ingranaggio della macchina amministrativa, la burocrazia gli scorre nelle vene come sangue e ha l'esperienza politica giusta per rimanere in sella (quasi) in ogni situazione, allontanando le crisi a colpi di compromessi e mediazione. Il secondo, invece, conosce uno per uno i suoi concittadini, li ascolta in lunghe sessioni sfogatoio al mercato, risolve i piccoli problemi con la presenza e l'attenzione al particolare, trasmette quell'empatia capace di trasformare gli elettori in amici. Santa Maria di Sala, pur essendo la seconda area industriale del Veneziano dopo Marghera, rimane pur sempre una realtà locale più simile al paese che alla città, al di là dei titoli istituzionali. Se nella prima categoria di sindaci possiamo inserire sicuramente Ugo Zamengo, la seconda a Nicola Fragomeni cade come un abito nuziale.

Due modi di interpretare il ruolo, distanti ma complementari: non a caso i due hanno praticamente sempre fatto coppia nell'amministrare il Comune, cuore pulsante del graticolato romano del Miranese: quando il primo cittadino era Zamengo, Fragomeni era il suo vice. Quando lo era Fragomeni, Zamengo faceva il presidente del Consiglio: stessa squadra, stesso (più o meno) percorso politico.


IL PASSIONALE
Nicola Fragomeni è un verace. Politicamente, è un discendente della dinastia forzista di Renato Chisso. Al governo spesso con la Lega, ma senza mai fraternizzare troppo con il partito del Carroccio, tanto da candidarsi anche contro Zaia con Indipendenza Veneta (lui, originario della Calabria) per una sporadica tornata elettorale regionale e poi tornare nella sua comfort zone, il bianco centrismo. Un bianco che si è tinto di fucsia nell'ultimo anno, quando è diventato il responsabile mandamentale di Coraggio Italia. Una scelta non casuale, quella del fondatore del partito e sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: Nicola Fragomeni sulla carta d'identità, alla voce segni particolari potrebbe vantare un participio passato ben poco comune tra amministratori e politici, amato. Almeno fino a ieri, infatti, Santa Maria di Sala era il suo feudo. Alle ultime elezioni a cui aveva corso da candidato aveva chiuso con un plebiscito al 70 per cento. Il motivo è presto spiegato: presenza e attenzione. Fragomeni era il sindaco social: i cittadini gli scrivevano in Facebook i loro (piccoli) problemi, i danni dell'orticello, e lui li risolveva. Lampione rotto? Riparato. Marciapiede da rifare? Rifatto. Erba da tagliare? E che problema c'è? E via così. Chi lo conosce bene racconta che faceva impressione la sua capacità di ricordare facce, nomi e indirizzi di ogni salese: praticamente, un ufficio anagrafe umano. Un sindaco di centrodestra (Santa Maria di Sala, vuoi per la sua vocazione industriale, storicamente ha avuto centrodestra sia in maggioranza che all'opposizione) ma con un'anima orientata quasi a sinistra, con una particolare sensibilità verso associazioni e sociale. Aveva condotto una crociata contro l'Unione dei Comuni del Miranese per staccare i suoi vigili dal corpo generale, ritenendo che nel suo Comune facessero pochi servizi. Portò nella sua cittadina, peraltro, una tappa del giro d'Italia: per Santa Maria di Sala, inutile negarlo, fu un evento. Insomma: per quanto riguarda l'opera alla luce del sole, un punto di riferimento. Per quanto riguarda la sua attività professionale, invece, aveva avuto un passato decisamente meno brillante: da imprenditore, infatti, aveva vissuto il fallimento della sua ditta. Adesso dovrà affrontare una nuova partita giudiziaria che rischia di essere una macchia indelebile non solo per la sua carriera politica ma anche per il suo casellario giudiziale.


IL TECNICO
L'altra faccia della medaglia è Zamengo. Ingegnere, preparato, vecchia volpe della politica locale. Nei primi anni duemila fu tra i primi a varare il ribaltone: da sindaco di centrodestra, infatti, andò a governare con la Margherita lasciando con un cerino in mano da 2% i Ds. Un capolavoro che gli permise di avere una maggioranza larga e un'opposizione fragile.
Un giochetto che non riuscì a replicare con un secondo mandato. Probabilmente, quello fu il suo più grave errore politico: nel 2006 in consiglio comunale arrivò un'osservazione da parte dell'azienda agricola Mazzacavallo, vicina alla casa dello stesso sindaco, che chiedeva un ampliamento di 119.800 metri cubi. A questa richiesta Zamengo votò contro mentre l'opposizione votò a favore. Il comportamento di Zamengo allora venne bollato come abuso d'ufficio e per questo fu denunciato. Da qui l'inchiesta, poi risolta con un'assoluzione ad anni di distanza. Il caso, però, e la battaglia serrata che gli fece allora la Coldiretti, lo portarono a perdere delle elezioni che aveva saldamente in pugno per appena 18 voti. Questa volta, se le accuse dovessero essere confermate, le conseguenze potrebbero essere decisamente peggiori. Zamengo (passato anche lui a Coraggio Italia) aveva cresciuto sotto la sua ala Fragomeni, coltivando le sue ambizioni prima facendolo vicesindaco e poi designandolo come suo successore. Passando il testimone, non si aspettava forse che l'allievo arrivasse a superare il maestro.
 

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Ultimo aggiornamento: 19:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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