Cgia: le baby pensioni costano allo Stato come il reddito di cittadinanza

Sabato 25 Luglio 2020
Cgia: le baby pensioni costano allo Stato come il reddito di cittadinanza
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MESTRE - Molti esperti sostengono che le pensioni baby costano alle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro all' anno (0,4% Pil nazionale). Praticamente lo stesso importo previsto quest'anno per il reddito/pensione di cittadinanza e addirittura superiore di quasi 2 miliardi della spesa 2020 per pagare gli assegni pensionistici per quota 100. Lo rileva la Cgia che ha confrontato i dati Inps dei pensionati baby con la dimensione economica del reddito di cittadinanza e di quota 100, misure entrambi nel mirino dell'Ue. «Sono quasi 562 mila - rileva Paolo Zabeo - le persone che non timbrano più il cartellino da almeno 40 anni. Di queste, oltre 386 mila sono in massima parte invalidi o ex dipendenti delle grandi aziende. Se i primi hanno beneficiato di una legislazione che definiva i requisiti in misura molto permissiva, i secondi, a seguito della ristrutturazione industriale avviata nella seconda metà degli anni '70, hanno usufruito di trattamenti in uscita dal mercato del lavoro molto generosi. Poi ci sono altri 104 mila ex lavoratori autonomi, oltre la metà proveniente dall'agricoltura, e solo una piccola parte, meno di 60 mila, il 10,6%, di ex dipendenti pubblici».


Tra i pensionati baby sono questi ultimi ad aver lasciato il posto di lavoro in età più giovane (41,9 anni), mentre nella gestione privata l'età media è scattata dopo (42,7 anni).
In entrambi i casi, comunque, l'abbandono definitivo del posto di lavoro è avvenuto praticamente con 20 anni di età in meno rispetto a chi, oggi, usufruisce di quota 100. Attualmente, le persone che sono andate in quiescenza prima del 31 dicembre 1980 hanno un'età media di 87,6 anni. Se il confronto invece è fatto tra maschi e femmine, sono queste queste ultime sono in netta maggioranza. Tra i 562 mila pensionati baby presenti in Italia, 446 mila sono donne (79,4%) e «solo» 115.840 sono uomini (20,6%). Ma sono gli uomini ad aver lasciare prima il lavoro con una media di 40,6 ann, contro i 43,2 anni delle donne. 
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