I migranti positivi della Croce Rossa trasferiti a Caverzere, la rabbia del sindaco: «Nessuno ci ha informato»

Venerdì 17 Luglio 2020 di Diego Degan
I migranti positivi della Croce Rossa trasferiti a Caverzere, la rabbia del sindaco: «Nessuno ci ha informato»
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CAVARZERE - Nel pomeriggio di ieri, giovedì 16 luglio, una parte dei migranti ospitati nel Centro della Croce Rossa di Jesolo è partita per Cavarzere, ma nessuno in Comune dice di essere stato avvisato. La circostanza potrebbe anche essere normale perché, quando si tratta di profughi (e, per di più, in questo caso, potenzialmente infettivi), le Prefetture si muovono sempre sottotraccia, cercando di evitare pubblicità. Chi ha vissuto la vicenda di Conetta lo può testimoniare. Meno probabile è che la scelta del luogo sia avvenuta (sempre se è avvenuta) senza una preventiva verifica, anche perché quello indicato sarebbe la sede della Protezione civile, una collocazione improponibile. 

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«NESSUNA COMUNICAZIONE»
«Non ho ricevuto alcuna comunicazione in proposito», risponde il sindaco Henri Tommasi, alla domanda se gli risulti questo trasferimento. «Troverei quantomeno strano che venisse decisa una cosa del genere senza un'informazione preventiva. Anche perché qui, come ho avuto occasione di dire ai tempi di Conetta, non abbiamo locali pubblici che possano ospitare consistenti gruppi di persone». Che possa essere utilizzata la sede della Protezione civile, poi, Tommasi lo esclude categoricamente. «Per prima cosa osserva si tratta di una struttura comunale, l'ex scuola media Cappon e, quindi, qualcuno me lo dovrebbe chiedere. In secondo luogo non è assolutamente adatta, sia per le condizioni in cui si trova, sia per il numero di persone di cui si parla». La ex scuola media, infatti, si trova a poche centinaia di metri dal centro cittadino e ospita non solo la Protezione civile, con tutte le attrezzature per gli interventi di emergenza, ma anche altre associazioni del territorio che vi tengono riunioni periodiche e a loro volta ci conservano i materiali necessari alle loro attività. Mandarvi delle persone significherebbe dover sgombrare tutte le attrezzature per metterle chissà dove. E già questo porterebbe via del tempo, mentre la necessità di dare un alloggio ai profughi in questione è impellente, dato che devono rispettare una quarantena di almeno 14 giorni. Il secondo motivo per cui la struttura non va bene è che non ci sono né arredi, né bagni funzionanti: impossibile provvedere all'igiene personale. Ed questa situazione che fa dire al sindaco «se mi avessero chiamato, avrei spiegato che è impossibile». 

LA VICENDA DI CONETTA
Una impossibilità tecnica che arriva prima ancora di quella politica, dato che sarebbe difficile spiegare a un territorio che si è appena liberato dai problemi connessi alla base di Conetta, come mai lo si sarebbe scelto per una nuova operazione di ospitalità che non dà garanzie di dignità agli ospiti, né di sicurezza agli ospitanti. 

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 12:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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